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L'arte di scrivere d'arte 2023

Diciassettesima edizione del dialogo a più voci sui caratteri di stile e strategie di comunicazione della critica d’arte, ideato e condotto dal critico d’arte Fulvio Dell’Agnese

sabato 16 settembre 2023
10:30
Auditorium Casa dello Studente Antonio Zanussi Pordenone
Via Concordia, 7

CONVEGNO APERTO

Il dialogo a più voci sulla critica d’arte e sulle sue strategie di comunicazione coinvolge quest’anno Roberto Calabretto (Università di Udine), studioso che ha dedicato buona parte della propria ricerca a raccontare il rapporto, denso di implicazioni, fra immagine cinematografica e musica. Una prospettiva trasversale, la sua, che riconferma quanto fertile e affascinante possa essere l’indagine critica dell’intersezione fra le arti.


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Apertura ore 10.30
Maria Francesca Vassallo
Presidente Centro Iniziative Culturali Pordenone

Introduce e modera
Fulvio Dell’Agnese, storico dell'arte

Intervento
L'altrove fisico dello schermo
La musica e l'immagine cinematografica

Roberto Calabretto, professore ordinario di Musicologia e Storia della musica, Università diUdine

Roberto Calabretto è professore ordinario di musicologia e storia della musica all'Università di Udine. I suoi studi vertono sul Novecento italiano, sul movimento ceciliano e sulla musica nell'universo degli audiovisivi. Fa parte del comitato scientifico dell'Archivio Nono e dell'Archivio Rota e presiede quello della Fondazione Levi di Venezia. Ha pubblicato monografie e articoli su Robert Schumann, Alfredo Casella, Luigi Nono, Nino Rota e sulla musica nel cinema di Antonioni, Pasolini, Resnais, Tarkovskij e altri registi.

 

Amazon, un trampolino verso il futuro!

Il messaggio registrato mi arriva al cellulare due volte in un pomeriggio, mentre butto giù qualche riga per questa “Sagittaria”.

Si vede che tengono a radicarmi in testa lo slogan, carico di sottintesi come una molla; e ci riescono, ma solo perché temo abbiano ragione.

La fase precedente era consistita nella proposta di bolle di “non architettura” – come Rem Koolhaas definiva i centri commerciali, prima di cimentarsi lui stesso nel genere con la lussuosa crisalide del Fondaco dei Tedeschi – che sostituissero il vetusto schema della piazza nel tessuto urbano, pronta a cullarti in un abbraccio radicato nel tempo, ma fitto di vincoli per la grande distribuzione e per il nuovo ritmo che scandisce i riti sociali del consumo.

Passo ulteriore, adesso, un oceanico deposito di stoccaggio e distribuzione di tutto ciò che può soddisfare le necessità della massa, ben pilotate – s’intende – da sottili strategie di creazione del bisogno percepito. Il tuffo della realtà nel digitale e nella sua distorta socialità è compiuto; ed essendo basato su avanzamento tecnologico e redditività non prevede ritorno.

Così, in attesa del Metaverso (che avrà ovviamente una sua Amazon), stare a baloccarsi di arte e di come se ne scrive non è un po’ come ostinarsi a vigilare sull’isoletta del Pacifico facendo finta di non sapere che la guerra è finita? Forse sì, ma ne vale la pena per un dovere di resistenza e (mia distorsione professionale) di educazione. Perché, come scrive Tomaso Montanari nel suo bel libro Se amore guarda. Un’educazione sentimentale al patrimonio culturale, il nostro rapporto con i fatti artistici – a partire da quelli avvenuti nel passato – è semplicemente specchio di una maniera di vivere consapevole «dei contesti e dello spirito che vivifica gli oggetti altrimenti inerti»; fa parte del tessuto affettivo dell’esistenza.

In copertina di questo dépliant appare un quadro intorno al quale, provocatoriamente, a me e all’artista che lo ha realizzato piacerebbe costruire una mostra: l’esposizione di una sola opera, su cui far convergere per intero l’attenzione dello spettatore, come davanti a una pala d’altare. Nel dipinto di Luca Bendini è senza dubbio a causa di un’avvenuta educazione sentimentale – per dirla alla Flaubert come Montanari – che i due levrieri si spingono al margine dello spazio di attesa che li contiene. L’oscurità da cui emergono è affettivamente memore di Caravaggio, quanto pure di riflessioni sul vivere e morire che si ritrovano nel Bill Viola di Ocean without a shore; e dal profondo pare di sentir risalire un vociare di folla e un concertino d’archi alla Veronese.

È uno spazio di profondità compressa, atemporale, da cui gli animali escono per venire a bagnarsi nella nostra luce. E vivono in quel sottile spessore come le immagini cinematografiche di cui scrive Roberto Calabretto – gli algidi cani potrebbero essere due personaggi di Michelangelo Antonioni, a ridosso di una parete che pulsa come una tela di Rothko –, avvolte in una rugiada di sonorità che non le accompagna, ma fa parte sostanziale di esse, come pure del nostro sentimento dell’esistere. Andrej Tarkovskij scriveva, in tal senso, che nelle sue pellicole – in Lo specchio, ad esempio – si era sforzato «di trasmettere la sensazione che Bach, Pergolesi, la lettera di Puškin, i soldati che attraversano lo Sivas e gli avvenimenti domestici, puramente personali, formino un tutto in un certo senso ugualmente significativo per l’esperienza umana».

Una riflessione, quella sull’organico rapporto fra suono, musica, immagine cinematografica e realtà, che Roberto Calabretto ha approfondito in relazione a numerosi autori; al punto che i suoi libri sembrano distendere con calma sulla carta quanto ci passa davanti in pochi minuti in Lisbon Story di Wim Wenders: intelligenti scandagli sul legame sentimentale fra quel che si vede, si ascolta, si vive.
Fulvio Dell'Agnese
 

Hanno partecipato alle precedenti edizioni: Claudio Ambrosini, Giovanni Bianchi, Fabrizio Borin, Sandro Cappelletto, Massimo Carboni, Monica Centanni, Elio Ciol, Enrico Crispolti, Riccardo Falcinelli, Manuel Fanni Canelles, Federico Ferrari, Elisabetta Francescutti, Nicola Gardini, Francesca Ghedini, Marcello Ghilardi, Meri Gorni, Maria Pia Guermandi, Guido Guerzoni, Eleonora Marangoni, Melania Mazzucco, Tomaso Montanari, Giorgio Patrizi, Bruno Pedretti, Franco Piavoli, Marco Pierini, Davide Rondoni, Nicoletta Salomon, Fabio Scotto, Paola Somma, Claudio Spadoni, Ivan Theimer, Nicola Toffolini, Hans Tuzzi, Alessandro Zaccuri, Bruno Zanardi.

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