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Gianni Pignat

Codici d'Oriente
tra icona e forma

da venerdì 9 ottobre a domenica 1 novembre 2015
Antico Ospedale dei Battuti
San Vito al Tagliamento

Mostra d’arte a cura di Presenza e Cultura e del Centro Iniziative Culturali Pordenone
In collaborazione con il Comune di San Vito al Tagliamento

 

Guarda la videointervista realizzata da Giorgio Simonetti

 

430a mostra d’arte > 9 ottobre > 1 novembre 2015
Sabato e Domenica 10.30 > 12.30 e 15.30 > 19.30
Su prenotazione telefonando al punto IAT 0434.80251
INGRESSO LIBERO
La mostra verrà aperta venerdì 9 ottobre 2015, ore 17.30
Antico Ospedale dei Battuti - Via Bellunello
Intervengono
Antonio Di Bisceglie
Luciano Padovese
Maria Francesca Vassallo
Giancarlo Pauletto

La mostra “Codici d’Oriente tra icona e forma” di fatto apre il percorso, da ottobre a maggio, tra concerti, mostre, seminari, esperienze sul territorio, del Festival Internazionale di Musica Sacra che nella sua ventiquattresima edizione è dedicato a “Da Oriente a Occidente, oltre le frontiere”.
Un invito a entrare nei grandi cambiamenti di oggi, e di sempre, attraverso testimonianze di musicisti, artisti, storici e itinerari dove i confini culturali e reali si sono dilatati o sono stati travolti. Con accadimenti che proprio nei nostri tempi sono esplosi drammaticamente.
Gianni Pignat, grande viaggiatore tra luoghi e culture, ha vissuto e vive in questa dimensione. Senza confini. Quando si muove nei cinque continenti per i suoi reportage fotografici o per ricerche su personaggi fino a quel momento sconosciuti; quando trasforma ceramica, vetro, metalli oppure si dedica al design. E anche quando, entrando nel suo studio, ci spiega quel suo sistema naturale di climatizzazione.
Troviamo tutto questo negli spazi dell'Antico Ospedale dei Battuti, in pieno centro storico, che il Comune di San Vito al Tagliamento offre alla mostra. Condivisione non solo di spazi, ma di lungo impegno ad attualizzare storia e cultura aprendo a collaborazioni divenute importanti e continuative anche per il Centro Culturale Casa A. Zanussi di Pordenone, soprattutto ora, nella ricorrenza del suo cinquantennale di attività. Maria Francesca Vassallo

 

TRA ICONA E FORMA
di Giancarlo Pauletto

Il lavoro artistico di Gianni Pignat, al di là di variazioni episodiche, conserva nel tempo alcune caratteristiche che è giusto considerare con attenzione, se si voglia darne una lettura che, oltre l’impatto immediato – certamente favorevole per l’evidente proprietà dei risultati – ne colga la natura meno immediatamente visibile, quella che, oltre la nitidezza della stesura, lo mette sulla strada di una compiuta metaforizzazione della realtà, la quale nel suo lavoro è continuamente trasferita nell’ordine del ritmo, dell’emblema, dell’icona.


La totalità dell’opera si compone di moduli che però vengono trattati come cellule di un organismo, non semplicemente come somma di dati visivi, cioè non secondo una concezione meccanica, ma secondo variazioni spaziali e cromatiche anche minime, che sono tuttavia esattamente ciò che determina nell’insieme la vibrazione dell’opera, la sua vitalità duratura.
Nella recente serie ispirata alle modulazioni delle pareti decorate a mosaico – pensiamo a Sant’Apollinare in Classe, o magari alla Pala d’oro di San Marco a Venezia – nulla vi è di fermo o di semplicemente ripetuto, lo stesso irregolare rilievo cromatico che assumono le piccole figure incasellate nei numerosi riquadri sono un modo assai perspicuo di ottenere una variazione che nega continuamente lo schema di partenza.
Sembra, in altri termini, che l’autore accolga lo schema proprio per poterlo contraddire, che combatta una battaglia contro se stesso, contro quel se stesso che pare aver bisogno, per partire, di un’idea ferma, misurata, ben localizzata.
Ciò si vede anche in altre sequenze di opere, nelle quali Pignat magari lavora, invece che con il solo colore, con il metallo trattato e dipinto, costruendo ritmi che si svolgono quasi come una narrazione musicale la quale abbia bisogno di una sua notazione misteriosa, ricavata da antichi codici dissepolti.


C’è un elemento “alfabetico”, scritturale nei lavori di Pignat, le sue geometrie, i suoi contesti di forme e segni rimandano continuamente ad una suggestione d’oriente, a sequenze di bassorilievi, a geroglifici che siano appunto, contemporaneamente, scrittura e figura.
E sono, queste figure, interpretabili, non sempre ci viene suggerita di esse una lettura univoca, e ciò, naturalmente, è tutto fuorché un difetto: perché è nella natura di queste opere lasciare margine al dubbio, che però è dubbio interpretativo, non dubbio estetico.
Importa relativamente infatti, in termini di apprezzamento visivo, sapere che quelle piccole figure disposte in riquadri nascono forse da una lettura di Jung o dalla visione di
antiche decorazioni africane o altro: perché ciò che prende è il loro impatto formale, dal quale traspare ancora la capacità dell’artista di meravigliarsi di fronte alla realtà, e di trasferire anche a noi spettatori il gusto e il piacere di questa meraviglia. È quel che accade anche a guardare le “Mappe” di Pignat, quei segni incisi su metallo – e meglio su un metallo prezioso sotto la luce, come l’alluminio – che rimandano a percorsi di cui non si vuol perdere la traccia, antiche vie ancora capaci di portare ad un’oasi di salvezza.
Se le considerazioni fi n qui condotte hanno un senso, allora potrà apparire chiaro perché Pignat non sia interessato al chiaroscuro, alla terza dimensione, che infatti appare nelle sue opere molto raramente e solo attraverso suggerimenti assai ellittici: se ciò che ci suggestiona non è l’immediato presente, con il tempo che trascorre, ma la sua riduzione ad emblema, a forme e figure che ce ne passino quasi una distaccata essenza metaforica, allora tutto ciò è visibile meglio nella bidimensionalità della superfi cie, è essa che meglio sostiene quello schema di durata, che può del tutto comprensibilmente essere la nostra aspirazione più profonda.
A me pare che Pignat, ben consapevole del transeunte, continuamente lavori a fermare il tempo, attribuisca all’arte - o almeno alla sua arte - il compito di alludere ad una qualche eternità.

Info:
www.comune.san-vito-al-tagliamento.it / iat.sanvitoaltagliamento@gmail.com
www.centroculturapordenone.it / facebook.com/centroculturapordenone.it
tel. 0434553205 / 043480251 / 0434833295

 

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