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Pietre preziose

Comelli - Figar - Soave - Villibossi
Giardini d'Arte 2008

da martedì 1 luglio a domenica 31 agosto 2008
Inaugurazione martedì 1 luglio 2008 ore 18.00
nel sagrato del Duomo - Concattedrale di San Marco, Pordenone

Passeggiare lungo il corso della Contrada Maggiore, gettando lo sguardo verso i cortili interni di alcuni palazzi, sarà piacevole durante i mesi estivi, perché anche quest’anno alcuni luoghi della Pordenone antica offriranno una coreografia d’eccezione per la serie di sculture che saranno le protagoniste della sesta edizione di Giardini d’Arte, dal 1 luglio al 31 agosto 2008.

A sceglierle è stato il critico d’arte Giancarlo Pauletto, per il Centro Iniziative Culturali Pordenone, una proposta culturale tra le molte che arricchiranno la prossima edizione di “Estate in città”, promossa dal Comune di Pordenone.

Il leit motiv che lega le diverse opere presenti in città è il fatto di essere sculture di pietra: da qui il titolo dei “Giardini d’Arte” di quest’anno, “Pietre preziose”, proprio per sottolineare la valenza artistica di chi le ha realizzate e del materiale usato dagli autori, quello che richiama l’eco lontano della cultura classica ed è sempre un bel banco di prova anche per gli artisti di oggi. In particolare sono stati scelti gli scultori Stefano Comelli, Paolo Figar, Robin Soave e Villibossi, tutti artisti che lavorano in Friuli Venezia Giulia, ma sono conosciuti anche oltre questi confini.
L’inaugurazione di questa sesta edizione di “Giardini d’Arte” si svolgerà martedì 1 luglio, sul sagrato del Duomo-Concattedrale di San Marco, alle ore 18.00, alla presenza degli artisti. In particolare proprio questo luogo ospiterà le opere dello scultore goriziano Paolo Figar.
Gli altri luoghi che, nel centro antico della città, ospiteranno le sculture di pietra sono il cortile interno del Museo Civico Ricchieri, che accoglierà le opere di Villibossi, il giardinetto della sede della Camera di Commercio, che custodirà le sculture di Robin Soave, e l’androne e il cortiletto interno di Palazzo Gregoris, che faranno da cornice ai lavori di Stefano Comelli. L’invito è quello di gettare un’occhiata a questi spazi, perché le sculture dei quattro artisti trasformeranno questi luoghi, rendendoli più curiosi e decisamente più originali.

La mostra, oltre che durante le ore diurne, sarà particolarmente godibile durante le passeggiate notturne dei giovedì sera, che consentiranno le aperture fino alle ore 22.00 di tutti i luoghi che ospitano le opere, orario ampliato fino alle 22.30 per il Museo Civico d’Arte.
“Giardini d’Arte” anche quest’anno presenta un divertente programma di attività laboratoriali per bambini dai 6 ai 10 anni. Durante i giovedì 3, 10, 17 e 24 di luglio, dalle ore 17.00 alle 19.00, l’esperta di didattica museale Anna Maria Iogna Prat guiderà i bambini alla scoperta del magico mondo delle “Pietre preziose” che saranno le protagoniste dei “Giardini d’Arte”. Ogni giovedì l’appuntamento sarà in uno dei luoghi d’esposizione, nei quali avrà inizio la visita gioco, che proseguirà con la vera e propria attività nel laboratorio creativo allestito in un’aula del Museo Civico delle Scienze.
Per informazioni sui laboratori e le relative adesioni chiamare il Centro Iniziative Culturali, tel. 0434.553205.

 

Per la prima volta la manifestazione “Giardini d’arte” dedica la sua esposizione esclusivamente alla pietra.
La pietra è stata fin dai tempi più antichi mezzo di espressione artistica compreso non solo nelle sue possibilità di rendere a perfezione la figura, e specie la figura umana – pensiamo ai ritratti dell’antico Egitto, o alla scultura greca, o a quella rinascimentale – ma anche nel rapporto che la figura stessa assume con la qualità, la grana del materiale utilizzato, che è a sua volta una base dalla quale lo scultore non può prescindere, perché da essa egli si aspetta una migliore, una più adeguata risposta alle sue intenzioni rappresentative o comunque espressive.
Ciò è sempre stato chiaro all’artista, ma lo è oggi anche di più e specie in rapporto allo spettatore.

Questo accade perché, con l’imporsi in tutti i settori dell’arte della forma “astratta”, l’attenzione di chi guarda si è distolta dal tema classico della “rassomiglianza”, della “cosa rappresentata”, ed ha avuto più agio di osservare la materia che compone l’opera, nel nostro caso le pietre, gli svariatissimi tipi di pietra che, prodottisi come sappiamo nel corso di milioni e milioni di anni, hanno ognuno caratteristiche proprie che si impongono anzitutto per la loro apparenza estetica, per la bellezza di cui sono autonomamente portatori.

A questo risultato ha contribuito largamente proprio l’intensificato uso industriale dei materiali che, tagliati, levigati, lucidati vanno a comporre pavimenti, scale, rivestimenti etc., proponendosi con ciò stesso più facilmente all’attenzione anche del potenziale pubblico della scultura.

Il materiale, insomma, nel contemporaneo è diventato esso stesso linguaggio e per questo oggi qualunque artista lavori la pietra, figurativo o astratto, è attentissimo alla sua qualità, che deve essere anzitutto funzionale al risultato che egli vuole ottenere.

Un esempio di quanto si va dicendo – certo limitato ma non per questo meno significativo – lo si ha appunto in questa mostra, che abbiamo voluto intitolare “Pietre preziose” proprio per sottolineare il caricamento di senso e di “preziosità” estetica che la pietra accoglie dal lavoro degli artisti, i quali sanno bene che l’unico modo di lavorarla come si deve è anzitutto quello di “rispettarla”, di rispettarne cioè caratteristiche, tempi, risposte, ché altrimenti è il lavoro stesso che rischia il naufragio.

Questo è visibilissimo per esempio nei lavori di Villibossi, scultore muggesano, i quali, collocati nel prato erboso all’interno del Museo Ricchieri, risaltano intanto per il colore chiaro e fiorito della pietra d’aurisina in cui sono scolpiti, ma poi si fanno intensamente apprezzare per la levigatezza preziosa in cui sono accarezzati e per la nitidissima formalizzazione in cui si specificano significati evidentemente simbolici, legati all’idea della vita naturale come creatrice di forme straordinarie e straordinariamente belle, continuamente rinnovantesi in un perpetuo ciclo di creazione.

Robin Soave, di Contovello (Trieste), colloca la sua figura, intitolata L’uomo del bosco, nello spazio solitario del giardinetto della Camera di commercio, dove essa, nel rosa di Verzegnis, risalta in tutta la sua forza contratta, fortemente racchiusa in una struttura sincopata percorsa da striature, quasi un reticolo che imprigiona forze compresse; una scultura di netto sapore espressionista.

Stefano Comelli, di Romans d’Isonzo, lavora in pietre di diversa natura un’idea di forma, che ora si incide più geometricamente, ora ha un sapore invece organico, sviluppo e trattamento di forme rinvenibili nella vita della natura. E’ evidente l’acribia operativa del suo lavoro, collocato nell’ambito del palazzo della Società Operaia di Pordenone: esso, quando è impostato geometricamente, mantiene nell’opera, per efficace contrasto, anche il sapore grezzo del materiale naturale.

Paolo Figar, di Gorizia, propone al fianco del Duomo di San Marco le sue ieratiche figure di architetti-astronomi e oracoli, tema il cui fascino è evidentemente mutuato da suggestioni culturali e simboliche: l’architetto astronomo, o l’oracolo, è l’uomo in quanto fin dai tempi più antichi ha tentato di conoscere il mondo, la sua struttura, i suoi possibili fini; ed è, inoltre, l’uomo in quanto ha tentato e tenta di modellare la realtà secondo i suoi desideri: dunque un simbolo molto denso, che incarna nella pietra problemi e interrogativi di perfetta attualità.

“Pietre preziose”, dunque. Per la loro bellezza intrinseca e per i sensi ulteriormente umani di cui la capacità degli artisti ha saputo – a nostro beneficio – caricarle.

Giancarlo Pauletto

 

L'INGRESSO ALLE MOSTRE È LIBERO

 

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