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Anzil

Gli anni sessanta e opere inedite 1935/1990
394° mostra d'arte

da sabato 28 novembre 2009 a domenica 14 febbraio 2010
Galleria Sagittaria
Centro Iniziative Culturali Pordenone
Via Concordia 7 Pordenone
LA MOSTRA È APERTA FINO A DOMENICA 14 FEBBRAIO 2010

La forza di Anzil

In salita, su un tracciato che si insinua tra prati e alberi della collina friulana. Un chiaroscuro di verdi e chiazze di luce tra querce, carpini e qualche castagno. La casa si prolunga sul prato e il bosco sembra entrare dalle grandi finestre.

Scaffali di libri, con pareti in penombra che annunciano un soppalco, una scala, altri ambienti che non è dato vedere.


È qui che ci riceveva Anzil. Un bicchiere di buon vino, innanzitutto.
Poi lo studio, dita che afferrano una cornice e ci concedono un ritratto infuocato, un vortice di rami, crocifissi dalle carni sfatte.
Il tempo del vedere è segnato dai ritmi di forti scambi dialettici, appassionate discussioni, valutazioni sempre profondamente coinvolte. Momenti animati che a poco a poco sfumano in toni più morbidi, da vecchi discorsi tra amici che si incontrano dopo un po’ di tempo, e riprendono il filo di pensieri sospesi.
E ora, dopo molti anni, con questa mostra ritroviamo lo stesso Anzil dei nostri antichi incontri sul colle di Sant’Eufemia. Con il suo sguardo che trapassa e trafigge. Da guerriero che si scontra con la vita ed è preso dai suoi vortici. Con tante sue opere, quasi tutte mai viste, che ci obbligano a riprendere i confronti e gli scontri rimasti aperti.
La sua forza è ancora per tutti noi un patrimonio di vitalità. Le sue visioni non ci permettono di impigrire nella banalità e ci portano a guardare quello che in noi non vorremmo forse mai vedere. Nello sguardo penetrante dei suoi autoritratti la parte più inquietante di noi. Nella pelle cadente e nei muscoli svuotati dei crocifissi (i partigiani delle sue lotte giovanili) una presenza di morte che si sta impossessando della vita.
Può risultare poco consolatorio, ma Anzil, in tante sue opere, ci porta in questa dimensione. E non è certo cosa da uomini pavidi.
È ancora lì, in questo spazio poetico e drammatico, che ribollono le forti contraddizioni di una società che sta cambiando. È lì che si scatenano i confronti con altre visioni artistiche che le traducono e interpretano. Lì, in questo mondo variegato, contrastante, in evoluzione, c’è la materia prima che alimenta e sprigiona il fuoco interiore di Anzil.
Il tutto va a costruire un Friuli che cresce e si esprime attraverso personaggi speciali come questo, arricchendo con apporti originali un patrimonio italiano e internazionale.
Lui si è rappresentato così. Ed è ciò che desideriamo documentare con questa che è la terza mostra, una nuova retrospettiva, che il Centro Iniziative Culturali Pordenone dedica ad Anzil, con il prezioso contributo della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia.
Maria Francesca Vassallo
Presidente Centro Iniziative Culturali Pordenone

A cura di Giancarlo Pauletto
Coordinamento Maria Francesca Vassallo
394a mostra d’arte
28 novembre 2009 / 14 febbraio 2010
Ingresso libero
Feriale 16.00 - 19.00
Festivo 10.30 - 12.30 / 16.00 - 19.00
Chiuso i giorni 8, 24, 25, 26, 31 dicembre 2009 e 1, 6 gennaio 2010
Sono previste visite guidate per gruppi e laboratori per le scuole

Un testimone essenziale

Il Centro Iniziative Culturali Pordenone ha allestito, nel passato, due importanti mostre personali di Anzil Toffolo.
La prima fu nel 1971, quando la “Sagittaria” – galleria del Centro Iniziative, nata cinque anni prima – era impegnata a presentare i maggiori esponenti dell’arte friulana e veneta: Magnolato, Dino, Zigaina, Mirko, Tramontin, Spacal, Carena, Pizzinato, Cadorin, per fare solo qualche nome.

La mostra presentava una sintesi notevolissima dell’attività di Anzil, con opere famose, quali “Antonio”, “La battaglia di Nimis” “L’emigrante” e, a testimonianza dell’attività più recente, vari quadri della serie degli “Incontri”.
Il catalogo si avvaleva, tra altri importanti, di un fondamentale testo di Mario De Micheli che individuava con precisione il tono essenziale dell’arte di Anzil, riconoscendolo in un originale espressionismo sensibilissimo alle contraddizioni dell’esistenza, sottolineando nell’artista un coerente testimone della storia, e della ne - cessità dell’impegno dell’uomo nella storia. Vent’anni dopo – 1990 – si apriva a Villa Varda di Brugnera un’amplissima antologica preparata con ogni attenzione da Anzil medesimo e dal Centro, con il convinto appoggio della Regione, della Provincia di Pordenone e dello stesso Comune di Brugnera.
Negli ampi spazi disponibili circa centoquaranta opere, molte inedite, ripercorrevano una vicenda creativa che sempre più andava imponendosi, per qualità stilistica e culturale, come percorso tra i più importanti e originali non solo dell’arte friulana, ma dell’arte italiana del Novecento.
Seguiva, nel 1995, l’altra antologica di Villa Manin di Passariano, che ampliava ulteriormente, con l’esposizione ancora di importanti opere non note, la fisionomia di questo imprescindibile protagonista della nostra arte.
Passano altri quindici anni, e ancora Anzil ci sorprende.
Perché la presente mostra è nuovamente, quasi al cento per cento, una mostra di inediti, dalla metà degli anni ’30 fino al 1990.
Ed è ancora una mostra di rara qualità pittorica, in grado di proporre, anche al visitatore giovane o esterno al territorio, tutti i mo menti essenziali della sua vicenda, rivisitati secondo due precisi centri di interesse: un percorso antologico con opere di piccolo e medio formato che, dall’approccio iniziale alla pittura nel corso degli anni trenta arriva, come dicevamo, ad opere dipinte alla fine degli anni ottanta; un’ampia selezione di opere degli anni sessanta, per lo più di formato ragguardevole, che aprono un’inedita possibilità di analisi su un periodo importante ma non molto conosciuto, il periodo durante il quale Anzil, senz’affatto rinunciare alla propria storia precedente, accoglie quei suggerimenti dell’“infor mel” internazionale che più lo aiutano ad esprimere un diverso sentimento della realtà.
Un sentimento che è passato attraverso le delusioni della storia, che ha perduto il centro costituito dalle speranze di rinnovamento nutrite dalla lotta di liberazione e poi negli anni dell’immediato dopoguerra.
Ecco allora alcune antiche, straordinarie nature morte siglate in una purezza di linee e spazi per un verso “classici”, nel senso di un realismo incantato e sospeso – certo Morandi e certo Casorati, ma forse anche un occhio a Giovanni Saccomani che, negli anni trenta, perseguiva in Friuli una simile purezza di visione; per altro verso già fermentanti, nelle cromie di strepitosa, quasi capziosa raffinatezza, verso un “oltre”, emotivo ed esistenziale, che esploderà, negli anni sessanta, in altre nature morte “fantasmatiche”, di impressionante carica pulsionale.
Ecco poi un’opera classica nel neorealismo, l’“Occupazione della terra”, con suggerimenti cubo-futuristi che impregnano l’immagine di dinamismo e l’apparentano a quanto in quegli anni quaranta andavano elaborando pittori come Vedova, Pizzinato, Guttuso e, in Friuli, il giovanissimo Zigaina.
Poi, sempre tra gli anni trenta e cinquanta, ritratti d’intensissima presenza, rispetto ai quali si può ancora verificare l’esattezza di quanto scriveva, nel 1947, un interprete d’eccezione, Pier Paolo Pasolini: “C’è dell’inquieto, dell’ibrido, dell’equivoco in questi suoi personaggi…; ma la loro penombra è inchiodata nell’espresso della razionalità della luce-forma”. E, poco prima, “Il suo problema chiave è quello della luce; una luce che egli vede scaturire dentro, anzi con la forma… luce quindi poetica e intellettuale”.
Indicazioni preziose anche per sottolineare quanto di ragionato, di riflesso, di perseguito vi sia sempre nella pittura di Anzil, che non è mai realista nel senso di una resa “naturalistica” dei dati visivi, ma sempre nel senso di un loro passaggio sotto una razionalità, ed una emotività, che è quel che attribuisce loro uno specifico senso umano, oltre che estetico.
Ciò che appare vero sempre, ma in particolare nelle opere degli anni sessanta e oltre, siano paesaggi, nature morte o ritratti, nelle quali si vede con chiarezza come il suggerimento di partenza venga sempre filtrato da un’intenzione, da una riflessione latamente culturale e, spesso, sociale.
A conferma di un’“adesione” alla vita, che in Anzil mai si presenta con connotati solo, anche se per avventura intensamente, decorativi.
Giancarlo Pauletto

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