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Mirella Brugnerotto. Lo spazio inquieto

dal 10 settembre al 13 novembre 2011
Galleria Sagittaria Pordenone

Non pare, il nostro tempo, essere un tempo di facili certezze, di futuri prevedibili e tranquilli.

Grandi sono le contraddizioni che percorrono il mondo, a livelli economici, culturali, religiosi, e basterà qui l’affermazione, senza obbligo di dimostrazioni che sono sotto l’occhio di chiunque voglia vedere.

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L’arte, che è anzitutto testimonianza del tempo, non può non registrare queste contraddizioni, naturalmente nei modi che le sono propri, che sono quelli della reazione emotiva, dell’immaginazione e infine dello specifico linguaggio che a tutto questo dà forma.

Ce ne possiamo rendere conto non solo guardandoci in giro, in Italia e in Europa, ma anche dal punto d’osservazione che è costituito dal Centro Iniziative Culturali Pordenone e dalla sua Galleria d’Arte Sagittaria, che nel corso di una attività che si avvicina ormai ai cinquant’anni ha dato largo spazio a quella direzione dell’arte che in senso lato possiamo definire “espressionista”, cioè visibilmente legata ad una sismografia dei sentimenti che chiama contemporaneamente in causa soggetto e oggetto nell’inestricabile commistione dei loro rapporti.


Basta pensare anche solo ad artisti che sono transitati molto recentemente negli spazi della galleria, Giulio Belluz, Bruno Aita, Vincenzo Balena, tutti, in modi diversissimi, coinvolti in un impegno che possiamo definire esistenziale, d’interrogazione, centrato in una attualità sentita in maniera assai problematica.
E’ un ambito nel quale, in maniera del tutto originale, ci pare possa inserirsi anche il lavoro di Mirella Brugnerotto, l’artista trevigiana cui sono dedicati oggi catalogo e mostra.
La ricordiamo presente in questa stessa Galleria Sagittaria nel novembre-dicembre del 1985, in una non dimenticata esposizione intitolata “Il rischio della pittura. Sotto i trenta dal Friuli Venezia Giulia e dal Veneto”. 
Già in quell’occasione Luigina Bortolatto parlava di “dimensione visionaria”, di “trama disegnativa fitta e conturbante”, di “magma teneramente doloroso”, mentre Angelo Bertani, per una mostra alla galleria comunale di Portogruaro nel settembre del 1996, evidenziava nel lavoro dell’artista la tensione a “generare interrogativi piuttosto che dar facili e illusorie risposte” e un uso “psicologico e soggettivo dell’oggetto”, e più recentemente Dino Marangon parla di una pittura che fa emergere “la consapevolezza della transitorietà e della caducità del nostro universo” e, contemporaneamente, una “più matura e riflessiva accettazione del nostro splendido e insieme tragico destino”.
Letture critiche che, ci pare, confermano le impressioni che abbiamo sopra enunciato ma che non è nostro compito approfondire: sarà la mostra nel suo svolgimento, a creare con gli spettatori quel proficuo contatto d’emozione e di conoscenza, che è quanto di meglio l’arte ci dà.
Noi siamo lietissimi di presentare oggi al nostro pubblico l’opera di un’artista, che è tra le personalità più rilevate che agiscano oggi in Italia.

La mostra rimarrà aperta fino al 13 novembre 2011.

L’ingresso è libero, con i seguenti orari: feriale 16.00-19.00;
festivo 10.30-12.30/16.00-19.00. Chiuso l'1 novembre 2011.

Durante la mostra sono previste, anche a richiesta, visite guidate per gruppi e laboratori per le scuole.

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