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Galleria Sagittaria - Centro Iniziative Culturali Pordenone
Villa Manin di Passariano - Codroipo (Ud)

da sabato 16 aprile a domenica 28 agosto 2011
Galleria Sagittaria Pordenone

 

La mostra che si apre sabato 16 aprile, alle ore 18, presso la Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone, è collegata alla grande esposizione che si è aperta venerdì 9 presso Villa Manin di Passariano: collegata nel senso che fa parte integrante di essa, e ambedue le rassegne hanno lo scopo di celebrare i cinquant’anni di fondazione del Centro Friulano Arti Plastiche di Udine.
La mostra s’intitola “Arte contemporanea in Friuli Venezia Giulia 1961-2011” e presenta opere di molti artisti che hanno esposto presso il Centro di Udine, partecipando anche alle rassegne internazionali che esso ha organizzato negli anni.
Chi pensasse che la mostra di Pordenone sia una specie di appendice della più vasta esposizione di Passariano, e che quindi non valga la pena di fare un viaggio per vederla, sbaglierebbe di grosso.


Non si tratta solo dei nomi degli artisti, notissimi, che sono presenti, e che subito elenchiamo: Anzil Toffolo, Aulo Toffolo, Mario Baldan, Dino Basaldella, Dora Bassi, Luciano Biban, Massimo Bottecchia, Arrigo Buttazzoni, Ugo Canci Magnano, Germano Castellani, Giorgio Celiberti, Carlo Ciussi, Aldo Colò, Tonino Cagnolini, Enrico De Cillia, Maria Teresa De Zorzi, Isabella Deganis, Luciano Del Zotto, Mario Di Iorio, Franco Dugo, Angelo Giannelli, Nino Gortan, Candido Grassi, Ferruccio Lessana, Tranquillo Marangoni, Renzo Marzona, Giordano Merlo, Carmen Micon, Mario Micossi, Ernesto Mitri, Silvio Olivo, Giulio Piccini, Max Piccini, Fred Pittino, Armando Pizzinato, Arrigo Poz, Dino Predonzani, Lenci Sartorelli, Costanzo Schiavi, Luigi Spacal, Guido Tavagnacco, Angelo Toppazzini, Nando Toso, Virgilio Tramontin, Renzo Tubaro, Giuseppe Zigaina.
Si tratta soprattutto della qualità di molte opere, assolutamente ragguardevole e da constatare in questa occasione, trattandosi di quadri, sculture, disegni e incisioni provenienti da collezioni e ambiti non facilmente raggiungibili.
Il Toro di Dino Basaldella, per esempio, è certo un capolavoro della scultura italiana del Novecento, per la formidabile sintesi che s’incarna nel ferro, e Storie del Polesine di Anzil è certamente uno dei più bei quadri del neorealismo italiano.
Anche lo splendido disegno di Zigaina appartiene al momento del realismo del dopoguerra, e a quell’aura sono assegnabili anche quadri come i Manifesti di Angelo Giannelli, opera vivissima nella sua accesa cromia, lo Scalo ferroviario n. 2 di Giordano Merlo, assai vivido, il potente Paesaggio di Ugo Canci Magnano, il calibrato Spaventapasseri di Arrigo Poz: si dice aura intendendo un’attenzione alla realtà che viene da quella direzione, o che sta nei suoi dintorni, a prescindere dalle singole collocazioni ideologiche.


La pittura “informel” è rappresentata da un notevole numero di opere, la Testimonianza da Terezin di Giorgio Celiberti, agra, efficace messa in pagina di un’idea di desolazione e di morte, il Viaggio fantastico di Mario Baldan, tutto calato nell’umbratile lirismo di questo pittore, l’Arcaico di Nando Toso, uno dei primissimi friulani a calcare le orme dell’informale, così come Dino Predonzani è uno dei primi tra i triestini (Cielo terra mare, 1960); il Senza titolo di Mario di Iorio è una efficace, dinamica tela sulle orme del suo maestro Vedova, Luciano Biban, scomparso troppo prematuramente, dà prova di raggiunta maturità compositiva nel suo Naonis del 1967.
In quest’ambito si può collocare anche l’Ovoide di Renzo Marzona e il forte Percorsi dell’anima di Arrigo Buttazzoni, mentre Armando Pizzinato è presente con una Dafne, che è certo uno dei quadri importanti del suo momento “neonaturalistico”.
Anche l’opera di Guido Tavagnacco, come quella di Pizzinato, tende a travolgere la figurazione in una sequenza di tonalismi pressoché informali, mentre Angelo Toppazzini lavora volutamente tra astrazione e figurazione.
Massimo Bottecchia, Carlo Ciussi, Aldo Colò, Giulio Piccini e Maria Teresa De Zorzi possono essere citati in successione non certo perché si tratti di personalità tra loro sovrapponibili, che anzi, ciascuno ha atteggiamenti estetici e storie artistiche ben diversificate: a nessuno di essi, tuttavia, è estranea un’idea di geometria, da progettare con ferrea consequenzialità per Bottecchia, da inverare nei rapporti di colore per Ciussi, da giocare anche in senso lirico per Colò, in senso costruttivo e architettonico per Giulio Piccini e in cadenze fantasiose per Maria Teresa De Zorzi.
Seppure in termini diversissimi Candido Grassi, Aulo Toffolo, Dora Bassi, Isabella Deganis, Costanzo Schiavi, Tonino Cragnolini esprimono nelle loro opere un’intenzione latamente simbolica, in aura surreale per Grassi, in termini di racconto onirico per Aulo, come una fiaba incantata ma non del tutto rassicurante in Bassi, come una storia “noir” in Deganis, come una specie si sogno intellettuale in Schiavi, col ben noto risvolto gotico in Cragnolini.
Altre importanti presenze sono quelle di Germano Castellani, Enrico De Cillia, Ferruccio Lessana, Ernesto Mitri, Fred Pittino, Lenci Sartorelli, Renzo Tubaro: artisti tutti assai ben incardinati nel loro specifico linguaggio, Castellani e Lessana con due limpidi paesaggi, Mitri con una figura risolta in termini para-informali, De Cillia con un carso tattile e terroso, Pittino con un’opera di denso cromatismo, Tubaro con figure calate in limpide e tenere cromie, Sartorelli con una tela succosamente tonale.
Oltre a Dino Basaldella e a Giulio Piccini, sono presenti con sculture Max Piccini, Silvio Olivo, Luciano Del Zotto, Nino Gortan e Carmen Micon.
Impegnato e sapiente il grande rilievo di Max Piccini intitolato Noè, un’opera del 1955 che a buon diritto può essere definita “storica”; piccolo ma corposo il bronzetto di Silvio Olivo e spazialmente ben articolato quello di Del Zotto, forse eccessivamente stilizzata, anche se ritmica, la figura di Gortan, araldico il Frate di Carmen Micon.
Resta infine da accennare agli altri lavori grafici – di Colò e De Zorzi abbiamo già detto -, opere anch’esse di tutto rispetto: la costruttiva, calibratissima Pesca in cantiere di quello straordinario xilografo che è Tranquillo Marangoni, la lirica finezza del luminoso Tramontin, l’allusivo e raffinatissimo Spacal, il Pasolini di Dugo dallo sguardo intenso e intento, il fresco paesaggio “pasoliniano” di Micossi.
Una rassegna ricca di stimoli, che non deluderà lo spettatore attento.
 

L’ingresso alla mostra nella Galleria Sagittaria è libero, con i seguenti orari:
da lunedì a sabato 16.00-19.00; domenica 10.30-12.30/16.00-19.00.
Chiuso i giorni 23, 24 e 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno e dal 30 luglio al 15 agosto.
Per informazioni 0434 553205, cicp@centroculturapordenone.it
Per la mostra a Villa Manin l’apertura è
da martedì a venerdì, ore 10.00-18.00, sabato e domenica 10.00-19.00, chiusa il lunedì.
Ingresso 5 euro, ridotto 3, ridotto gruppi 2.
Per informazioni: Azienda Speciale Villa Manin – Codroipo, tel. 0432 821211
www.villamanin-eventi.it, asvm@regionefvg.it

 

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