L’arte di scrivere d'arte 2007-2017
Un progetto in forma di dialogo
da sabato 20 maggio a domenica 17 settembre 2017 |
Galleria Sagittaria Pordenone |
Inaugurazione nell’Auditorium Lino Zanussi
del Centro Culturale Casa A. Zanussi
sabato 20 maggio 2017 ore 17.30
Interviene
Fulvio Dell’Agnese
442a mostra d’arte
Galleria Sagittaria
Pordenone, via Concordia 7
dal 20 Maggio al 17 settembre 2017
A cura di Fulvio Dell’Agnese
Clicca e guarda il videoservizio del TG3R FVG
di sabato 20 maggio 2017
Ascolta la videointervista a Fulvio Dell'Agnese
L’ARTE DI SCRIVERE D’ARTE:
UN PROGETTO IN FORMA DI DIALOGO
Nel settembre 2016, il convegno “l’Arte di scrivere d’Arte”,
organizzato dal Centro Iniziative Culturali Pordenone,
ha compiuto 10 anni.
Sono stati dieci anni di incontri con personalità della
cultura, invitate al Centro “A. Zanussi” nell’ambito di un
festival del libro come “Pordenonelegge.it” per discutere
dei caratteri di stile della critica d’arte, dei suoi nuovi
ambiti e strategie di comunicazione, dei problematici
ma fruttuosi rapporti fra parola scritta e immagine, che
sempre più investono il senso estetico ed etico della
contemporaneità; nella consapevolezza che il dialogo fra
scrittura e arti visive, il tentativo del linguaggio di intrecciare
le proprie sillabe alle dinamiche di spazio, luce,
colore dell’arte vive quale parte essenziale di sé “il segno
di una sottile ferita inferta da una indefinibile mancanza,
la struggente consapevolezza di una verità nascosta, inafferrabile,
fuggitiva” (G. Briganti).
Per riconsiderare – con un minimo di soddisfazione – il
percorso finora compiuto, la Galleria Sagittaria ha pensato
di ospitare una mostra che riunisca tutti gli artisti i
quali nel decennio hanno prestato una loro opera quale
immagine “di copertina” dell’appuntamento, insieme a
quelli che del convegno sono stati ospiti (C. Ambrosini,
B. Brand, E. Carrer, F. Del Zotto Odorico, M. Fanni Canelles,
M. Ghilardi, R. Kusterle, G. Pasotti, A. Perrini, F.
Piavoli, N. Salomon, I. Theimer, G.C. Venuto).
A partire da Ivan Theimer, con la scultura che di “l’Arte
di scrivere d’Arte” è divenuta stabilmente il logo,
riconoscibile sintesi visiva del progetto: uno dei bronzi
concepiti nel 1989, nell’ambito del progetto dell’artista
moravo per il Monumento ai diritti dell’uomo, celebrativo
dei 200 anni della Rivoluzione francese. È un bimbo
la cui testolina indossa con giovanile spensieratezza un
cilindro che i sedimenti grafici della Storia dovrebbero
rendere altrimenti ponderoso: su quel cappello si sono
stampati giorni che hanno cambiato la faccia del mondo.
Ma il passato, per quanto ne pensasse Marinetti,
dimostra qui di essere costantemente reinventabile, sotto
patine azzurrine che fra le righe parlano con fiducia del
futuro immaginato da due occhi infantili, cui pare tuttavia
di poter attribuire l’età grave di una statua, l’ancor
felice consapevolezza della maturità.
I segni della scrittura sono alla base anche di alcuni recenti
lavori di Gianni Pasotti: trasportate in un’ironica
dimensione surreale, delle virgolette – guarda caso fra i
più ambigui segni grafici d’interpunzione, apodittiche se
introducono il discorso diretto, elusive quando suggeriscono
un sentor di metafora – abbandonano la planarità
e il profumo d’inchiostro della stampa, per ripiegarsi
ingigantite su un filo quasi fossero bucato steso ad asciugare;
e le lettere mantengono corpo ridotto solo per farsi
rebbi e cucchiai di un’alfabetica posateria, di dubbia utilità
pratica se non per commensali sul genere del famelico
lettore che nel suo libro – come testimonia l’opera
Smarrimento – si è addirittura inabissato, lasciando galleggiare
a fior di pagina le sole stanghette degli occhiali.
Le parole diventano invece brulichio di fondo nella
pittura di Brigitte Brand, che le sfrutta – carta stampata
in luogo del gesso e colla di un’imprimitura – come una
sonorità che intride gli intonaci di antichi monasteri
diroccati, o che emerge fra l’erba dei pendii e dalle screpolature
della roccia. È la lingua dei luoghi che sommessamente
si presta a sostenere la visione pittorica, memore
di passate, drammatiche cancellazioni – perché è di Armenia
che si parla, scomoda terra di cerniera fra mondi
diversi e distanti –, e su di essa il dipinto si struttura per
velature che il segno cucisce.
Dal martedì alla domenica dalle 16.00 alle 19.00
Chiuso il 2 giugno, le domeniche di luglio e agosto,
dal 1° al 15 agosto e venerdì 8 settembre 2017
I Sabati di luglio e agosto dalle 16.00 alle 18.00
Catalogo in Galleria
Ingresso libero
Coordinamento
Maria Francesca Vassallo
Presidente del Centro Iniziative Culturali Pordenone