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Spaesamenti
e nuove identità

Ottavo ciclo della serie “Narratori d’Europa”
Incontri dell’Istituto Regionale di Studi Europei del Friuli Venezia Giulia

dal 12 gennaio al 2 febbraio 2016
Auditorium Centro Culturale Casa A. Zanussi
Pordenone - Via Concordia 7

PROGRAMMA
a cura di Stefania Savocco docente di Lettere nelle Scuole Superiori

Ascolta le videointerviste a Stefania Savocco
e
Cristina Vezzaro


 

Martedì 12 gennaio 2016 › 15.30
INDICE MEDIO DI FELICITÀ di David Machado

Presentazione critica e lettura testi
 Indice medio felicitaDavid Machado, classe 1978, è una delle voci più intriganti della giovane letteratura portoghese contemporanea. Ci racconta la crisi profonda di chi, a 38 anni, rimasto senza lavoro, è costretto ad allontanare la moglie e i figli per le difficoltà economiche. L’unica bussola per orientarsi e salvarsi dalla disperazione è per il suo protagonista la solidarietà: l’istinto lo porta a soccorrere chi gli è vicino, anche contro l’immediato tornaconto personale.
David Machado, Indice medio di felicità, Neri Pozza, 2015.

 
Martedì 19 gennaio 2016 15.30
LA LEGGE DI NATURA di Kari Hotakainen

Presentazione critica e lettura testi
Legge di natura

Un piccolo imprenditore finlandese specializzato in pompe geotermiche si ritrova in un letto d’ospedale, “sopravvissuto” ad un gravissimo incidente, quasi un neonato, con occhi sorpresi, concentrati sulla vita intorno che riprende e gli fornisce, a quanto pare, una nuova occasione. Rautala è confuso, ma sa di dover sistemare dei tasselli sospesi nella sua esistenza disordinata ed egoista. Il finlandese Kari Hotakainen ha modo di affrontare, in un romanzo di sole 250 pagine, diversi nodi complessi: come sono viste omosessualità e immigrazione nei paesi scandinavi e il problema dell’evasione fiscale e dei tagli governativi a cultura e sanità. E lo fa con uno stile particolarissimo, che ricorda un po’ lo stream of consciousness di joyciana memoria, e adottando sempre nuovi punti di vista.
Kari Hotakainen, La legge di Natura, Iperborea, 2015.

 
Martedì 26 gennaio 2016 15.30
UN ANNO CON I FRANCESI di Fouad Laouri


Presentazione critica e lettura testi
Con la speciale partecipazione di Cristina Vezzaro traduttrice letteraria
Un anno con i francesi

Il piccolo Mehdi Khatib giunge a Casablanca, perché il suo maestro è riuscito a fargli ottenere una borsa di studio in città. Viene dalla montagna ed è un po’ un alieno nel liceo Lyautey: quell’anno, insomma, gli Americani atterrano sulla Luna, Mehdi invece tra i Francesi. Con lo humour corrosivo che lo caratterizza, Fouad Laroui racconta lo choc di un giovane marocchino attratto e respinto a un tempo da una cultura diversa, cui sa e sente di non appartenere. Medhi troverà nel suo percorso sempre nuovi interrogativi e qualche risposta.
Fouad Laroui, Un anno con i francesi, Del Vecchio Editore, 2015.

Fouad Laroui è nato nel 1958 a Oujda da una famiglia originaria di El Jadida, vive ad Amsterdam. Dopo gli studi secondari al Lycée Lyautey di Casablanca, è ammesso alla École Nationale des Ponts et Chaussées, la scuola urbanistica nazionale francese, dove si laurea in ingegneria. Dopo un’esperienza lavorativa in una fabbrica di fosfati a Khouribga, in Marocco, si trasferisce nel Regno Unito, per vivere alcuni anni a Cambridge e a York. Ottiene un dottorato in scienze economiche e si stabilisce ad Amsterdam, dove inizia a insegnare econometria all’università, e, in seguito, scienze ambientali. Parallelamente si dedica alla scrittura. È anche cronista letterario del settimanale Jeune Afrique, della rivista Économia e della radio marocchina Médi 1. La sua raccolta di racconti L’esteta radicale, pubblicata in Italia da Del Vecchio Editore nel 2013, si è aggiudicata il Premio Alziator. Nel 2013 ha vinto il Prix Gouncourt de la Nouvelle per L’Étrange affaire du pantalon de Dassoukine, e nel 2014 la Grande Medaille de la Francophonie de l’Académie française e il Grand Prix Jean-Giono per Les Tribulations du dernier Sijilmassi, in uscita per Del Vecchio Editore nel 2016. Sempre per quest’ultimo romanzo si è appena aggiudicato anche il Prix International Du Livre (2015).

Cristina Vezzaro vive e lavora a Torino. Dal 2005 traduce narrativa e poesia francese, tedesca e inglese per diverse case editrici (ISBN, Del Vecchio Editore, Sonzogno, De Agostini). Ha pubblicato racconti in Italia (in Lingua Madre, Novel), mentre a Parigi sono uscite sue poesie (in The Bastille). Cura un portale dedicato al genere “flash fiction” e un sito in cui chiede a traduttori e autori di parlare di traduzione letteraria (Authors & Translators). Oltre a Fouad Laroui, ha particolarmente amato tradurre Ulrich Peltzer, Kathrin Röggla, Nigel Farndale e François Vallejo. Attualmente sta imparando l’ungherese.
 
 
Martedì 2 FEBBRAIo 2016 15.30
QUESTI SONO I NOMI di Tommy Wieringa


Presentazione critica e lettura testi
Questi sono i nomi

Una steppa sconfinata, arida e deserta. Un non luogo, ma pure l’idea, l’ostinazione, la prospettiva ultima di una terra promessa. Sette persone si trascinano a fatica, dirigendosi verso ovest, in fuga dalle proprie tragedie personali verso un confine altro. Soltanto di uno di loro sappiamo il nome fin dall’inizio. L’epopea di questi disperati si riallaccia alla prima grande migrazione di cui leggiamo nella Bibbia, quella degli Ebrei usciti dalla schiavitù verso la terra di latte e di miele, un paragone su cui il protagonista, il commissario Pontus Beg, si interroga di continuo, mentre cerca le sue radici e le sue origini. Un libro di recherche personale, dunque, quello dell’olandese Wieringa, che nel contempo getta una luce straniata e profondissima sull’emergenza di oggi, quella dei barconi stracolmi e dei popoli perseguitati che all’Europa domandano asilo.
Tommy Wieringa, Questi sono i nomi, Iperborea, 2014.

 
SPAESAMENTI E NUOVE IDENTITÀ
Un grande giornalista, Tiziano Terzani, racconta in un suo bellissimo libro (Un indovino mi disse) che nella primavera del 1976 un vecchio cinese l’aveva messo in guardia perché – preannunciava – nel 1993 avrebbe rischiato di morire nel caso avesse deciso di volare. Senza più la possibilità di correre ad un aeroporto, pagare con una carta di credito e schizzar via ovunque, era stato costretto allora a riguardare la cartina del suo mondo, a cercare vie alternative, a salire sul treno e ad imbarcarsi per nave, a riconsiderare i tempi del viaggiare, a  prestare attenzione alle persone che ormai neppure osservava più.
Ho ripensato appunto a lui in questi mesi di spaesamento.
A settembre i migranti sulle strade, in marcia dall’Ungheria all’Austria: un nuovo esodo di popoli in fuga da ed in cerca di; zaini e figli sulle spalle, e poliziotti al confine, muri invisibili e più resistenti di quelli che ci pareva di aver abbattuto.
A novembre le stragi di Parigi, nei luoghi di divertimento e di cultura, un teatro, uno stadio, simboli di diritti conquistati e poi troppo facilmente dati per scontati.
Ho pensato, cioè, che questo è il momento in cui molti di noi sperimentano confusione e smarrimento. Anche paura, forse. Perché le nostre abitudini, la nostra visione del mondo, i nostri segnali stradali, insomma, sono stati tutti capovolti.
Solitudine, diffidenza possono essere la reazione prima quando si perdono i punti di riferimento. Ma poi deve prevalere la volontà di ripartire, trasformando la profezia in opportunità, il divieto di volare in occasione per sperimentare altri percorsi.
“La guarigione viene dalle piante/ e dal coltello” (Zarathushtra).
Credo che questo sia il senso del nostro viaggio: cercare sempre nelle perdite e nei momenti di crisi profonda il seme buono della rinascita.
Forse, a ridosso di quanto avvenuto in Ungheria, a Parigi, di quanto accade in Turchia, e soprattutto in Siria e in nord Africa, è il momento di interrogarsi seriamente su quello che vuol dire per noi essere Europei, su quelli che sentiamo come nostri valori irrinunciabili, su quella che è la nostra identità culturale. Ma è anche il momento di considerare se per caso non abbiamo sottovalutato l’incontro con l’“altro” perché troppo presi dai nostri Last minute e da troppo allettanti low cost.  
Credo che ognuno di noi abbia fatto esperienza del fatto che, ogni volta che siamo cresciuti o abbiamo imparato qualcosa, è stato perché prima siamo caduti, ci siamo persi, abbiamo sbagliato.
E lo spaesamento – chiarisce Claudio Magris nel suo “Infinito viaggiare” – insegna certo a “sentirsi sempre stranieri nella vita, anche a casa propria, ma essere stranieri fra stranieri è forse l’unico modo di essere veramente fratelli. Per questo la meta del viaggio sono gli uomini”.
In questa linea qualche approfondimento potrà venire anche negli appuntamenti di questa serie di “Narratori d’Europa”, per la quale abbiamo scelto alcuni romanzi recenti di autori dal Portogallo, alla Finlandia, dal Marocco all’Olanda.
Stefania Savocco
  
 
LA PARTECIPAZIONE A GLI INCONTRI È GRATUITA E APERTA A TUTTI

È comunque gradita l’iscrizione, facendo pervenire i propri dati alla Segreteria Irse.
irse@centroculturapordenone.it / 0434 365326.

Gli studenti che desiderano un certificato di frequenza devono richiederlo al momento dell’iscrizione.

Il programma è inserito come Progetto dell’Irse anche all’interno del calendario Università della Terza Età di Pordenone 2015/2016

Rassegna stampa

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