Un mosaico da ricomporre
Dodicesimo ciclo della serie “Narratori d’Europa”
Incontri dell’Istituto Regionale di Studi Europei del Friuli Venezia Giulia
dal 28 gennaio al 18 febbraio 2020 |
Auditorium Centro Culturale Casa A. Zanussi
Pordenone - Via Concordia 7 |
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a Stefania Savocco, curatrice degli incontri
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a Veit Heinichen ospite dell'IRSE,
martedì 11 febbraio 2020
PROGRAMMA
Presentazione critica con approfondimenti multimediali e lettura testi
a cura di Stefania Savocco docente di Lettere nelle Scuole Superiori
Era il 1941 quando fu redatto da gente che subiva il confino su un’isola di appena 3 km in lunghezza, ma che sapeva sognare in grande...
Eppure la questione non è tanto legata al tempo trascorso, quanto allo sgretolarsi di un’idea che tentava di conciliare pluralismo e unità, in nome di una visione che fosse sovranazionale e sovrapartitica, intesa a concepire la differenziazione come opportunità e non come divisione.
L’Europa oggi si presenta invece come un mosaico di tessere scomposte, di cui si fatica a cogliere il disegno unitario.
Ce lo raccontano tante voci della letteratura contemporanea.
Robert Menasse, per esempio, ne La capitale, romanzo vincitore del Deutscher Buchpreis, il premio letterario più prestigioso per gli scrittori di lingua tedesca, punta lo sguardo su Bruxelles, disegnandola come una babele di lingue diverse, come un coacervo di bizantinismi burocratici e di egoismi miopi, davvero simbolo di un’Europa confusa che non riconosce più di essere sorta dalle ceneri delle brutalità naziste. Ceneri che qualcuno vorrebbe negare e invece dovrebbero come monito perenne avvertirci della necessità di andare oltre ogni meschino “particulare”.
Anche Turbine di Juli Zeh ci tratteggia come gli abitanti litigiosi di Unterleuten, villaggio poco lontano da Berlino, siano incapaci di affrontare le urgenze ambientali e di superare i rancori personali, tra perdenti e vincitori post-muro, figli di estremizzazioni ideologiche ritenute ingiustamente inconciliabili.
Il giallista Veit Heinichen, dal canto suo, in Ostracismo, alludendo al provvedimento assunto nell’antica Grecia contro le persone ritenute pericolose per la sicurezza dello Stato, racconta, in una Trieste – in questo caso tristemente immemore della tradizione culturale mitteleuropea –, il rifiuto crescente nei confronti delle novità, dei gruppi minoritari, dei soggetti più deboli di una società in continuo divenire. L'autore, che da molti anni vive a Trieste, sarà presente all'incontro: occasione speciale per un vivace dialogo.
Il premio Nobel per la letteratura 2018, la polacca Olga Tokarczuk - cui è dedicato l'ultimo incontro - ne I vagabondi coglie il nostro continente come un hotel provvisorio in cui individui distratti, inaffidabili e suggestionabili perdono la chiave della stanza a loro destinata, come un labirinto di storie incomplete, o come un’isola che si crede felice in un mondo che diventa sempre più buio.
Il mosaico va ricomposto.
Partendo dalle indicazioni che la scrittura ci può dare e recuperando il senso appunto di ciò che significa il termine in origine – l’opus dedicato alle Muse – un paziente lavoro di cucitura, attento a ciò che è proprio di ogni tessera, ma anche aperto all’incontro con l’altro, in nome di un più alto disegno complessivo. Stefania Savocco
LA CAPITALE di Robert Menasse
La capitale, Sellerio Editore, 2018. Traduzione di Marina Pugliano e Valentina Tortelli. Titolo originale Die Hauptstadt, Suhrkamp Verlag, 2017. Deutscher Buchpreis 2017 e finalista al Premio Strega Europeo 2019.
Presentazione critica con approfondimenti multimediali e lettura testi
È stato definito “il primo grande romanzo sull’Unione Europea”. Con La capitale, ambientato a Bruxelles, Robert Menasse nel 2017 ha vinto il Deutscher Buchpreis, il più importante premio letterario per gli autori di lingua tedesca. È un po’ un romanzo, un po’ un giallo, un po’ un libro su Bruxelles, un po’ un ritratto delle istituzioni europee che le rende più umane pur descrivendone i proverbiali grigiori e bizzarrie di funzionamento.
Ha tanti protagonisti di diverse nazionalità che vivono tutti a Bruxelles ma si occupano di cose diverse; i loro percorsi si incrociano solo a momenti e casualmente. Oltre ad aiutare a farsi un quadro meno astratto delle istituzioni europee è un libro divertente. Tra le principali storie incrociate ci sono quella di un funzionario che si occupa di istruzione e cultura e che deve organizzare una celebrazione per i 50 anni della nascita della Commissione, quella di un commissario di polizia che indaga su un omicidio e quella di un professore in pensione che propone di spostare la capitale dell’Unione Europea ad Auschwitz. E ci sono ricorrenti maiali. (da Il Post.it – Libri)
Robert Menasse è nato a Vienna nel 1954. Ha studiato germanistica, filosofia e scienze politiche a Vienna, Salisburgo e Messina. Traduttore dal portoghese, nel 1998 ha ricevuto il Premio nazionale austriaco per la saggistica, nel 2015 il Prix Européen du Livre per il saggio Der Europäische Landbote. Dal 2005 si occupa di questioni legate all’Europa e all’Unione Europea e nel 2012 è stato ospite della Commissione europea in qualità di osservatore. Tra i suoi romanzi: Don Juan de la Mancha. La riscoperta del piacere (Scritturapura Casa Editrice, 2008) e Ich kann jeder sagen (Suhrkamp Verlag, 2009). Con Sellerio Editore ha pubblicato La capitale (2018), Deutscher Buchpreis 2017 e finalista al Premio Strega Europeo 2019, e Un messaggero per l’Europa (2019).
TURBINE di Juli Zeh
Turbine (Fazi Editore, 2018). Traduzione di Roberta Gado e Riccardo Cravero. Titolo originale Unterleuten, Luchterhand Verlag, 2016.
Presentazione critica con approfondimenti multimediali e lettura testi
Ci troviamo nel villaggio di Unterleuten, poco lontano da Berlino. Romantici cottage, aperta campagna, aria pulita: un luogo dove la vita è autentica. Fin dal principio, però, si percepisce un’atmosfera cupa, qualcosa che minaccia la quiete… Quando una ditta decide d’impiantare un gruppo di turbine eoliche nelle immediate vicinanze del paesino, si delinea un conflitto che va ben oltre le vite private degli abitanti: si tratta di uno scontro tra generazioni, tra città e campagna, tra artificio e natura, tra perdenti e vincitori post-muro. Una vera e propria guerra di tutti contro tutti, in cui dietro alle ideologie si nascondono gli istinti più bassi mentre le dinamiche spietate della provincia non fanno che esasperare il bisogno di appropriarsi di un pezzo di terra. Specchio perfetto della società contemporanea, racconta tutta la rabbia e la frustrazione di un mondo che fatica ad affrontare il cambiamento.
Juli Zeh è nata a Bonn nel 1974. Vive e lavora come scrittrice e avvocato a Lipsia. È figlia dell’ex direttore del Bundestag, una delle personalità di maggior rilievo dell’amministrazione tedesca. Ha pubblicato vari libri che spaziano fra i generi più svariati, ma sempre accomunati dalla questione morale di fondo: l’esistenza e la definizione del giusto e dell’ingiusto. Di seguito alcuni libri tradotti in italiano: Aquile e angeli (Fazi Editore, 2005); Gioco da ragazzi (Fazi Editore, 2007); Un semplice caso crudele (Baldini Castoldi Dalai Editore, 2009); Corpus delicti. Un processo (Ponte alle Grazie, 2010); Turbine (Fazi Editore, 2018).
OSTRACISMO di Veit Heinichen
Ostracismo, Edizioni e/o, 2018. Traduzione italiana di Monica Pesetti. Titolo originale Scherbengericht, Piper Verlag, 2017.
Presentazione critica con approfondimenti multimediali e lettura testi
CON LA SPECIALE PARTECIPAZIONE DELL'AUTORE IN DIALOGO CON STEFANIA SAVOCCO
La trama ben congegnata del giallo, i personaggi ben costruiti, i dialoghi intelligenti e coinvolgenti, la lingua scorrevole, sono alcuni degli ingredienti del libro di Heinichen. Invece il valore dei suoi romanzi sta nell’analisi politica, sociologica, economica, di costume che lo scrittore porta avanti insieme al plot: Trieste è descritta come una città ricca, privilegiata, ma violenta e razzista. Gli outsider, ex galeotti o stranieri, immigrati regolari e non, sono oggetto di aggressioni e di violenza immotivata.
Un’analisi storica attenta e approfondita, presente in molte delle pagine del romanzo, nelle quali l’autore esprime palesemente la sua condanna a questa nuova e inquietante forma di razzismo, di populismo, di cui spiega con competenza le motivazioni che vengono dalla recente storia europea, dai sommovimenti che ne hanno mutato il volto, delle guerre che hanno travagliato il confine orientale, delle migrazioni di carattere quasi biblico.
Veit Heinichen è nato in Germania nel 1957. Tra gli scrittori europei di noir di maggior successo, vive ormai da molti anni a Trieste, ambientando le sue inchieste politicamente scomode e coraggiose in una città dove il noir nordico incontra quello mediterraneo. Le Edizioni e/o hanno pubblicato I morti del Carso (2004); La calma del più forte (2009); Trieste. La città dei venti (2010); A ciascuno la sua morte (2011); Nessuno da solo (2011); Morte in lista d’attesa (2012); Il suo peggior nemico (2013); Le lunghe ombre della morte (2015); Danza macabra (2015), scritto assieme ad Ami Scabar; La giornalaia (2017) e Ostracismo (2018). Nel maggio del 2019 è uscito, in lingua tedesca per le edizioni Piper Verlag, Borderless.
I VAGABONDI di Olga Tokarczuk
I vagabondi, Bompiani, 2019, con la traduzione di Barbara Delfino. Una prima edizione, nel 2017, per Fitzcarraldo con la traduzione di Jennifer Croft. Titolo originale Bieguni, Wydawnictwo Literackie, 2007.
Presentazione critica con approfondimenti multimediali e lettura testi
Olga Tokarczuk riesce a ripristinare un concetto importantissimo in un’epoca di riflessioni su cosa significa abbandonare un posto e reinventarsi altrove, e su chi ha il diritto di farlo: presentando il movimento come una condizione universale, disciplinata dalla storia ma con una forza anarchica tutta sua, ricorda al lettore che lo spostarsi non è fatto solo da necessità ma anche da desiderio, ed è repressivo tarare qualsiasi discorso sulla migrazione in base all’emergenza e il bisogno, poiché il desiderio di un luogo, o di qualcosa da scegliere, trova uno spazio anche lì... (Claudia Durastanti in Il Libraio.it, marzo 2019).
I vagabondi rientra in un genere narrativo dove decine e decine di storie, aneddoti e divagazioni sono tenuti insieme dalla voce dell’autore, che narra un viaggio o qualcosa che gli è capitato in prima persona: su questa storia si puntellano e si diramano tutte le altre. I vagabondi era uscito con il titolo originale Bieguni nel 2007, nel 2008 aveva vinto il premio Nike, uno dei più importanti premi letterari polacchi e nel 2018 il Man Booker International Prize, l’importante premio letterario dedicato alla narrativa tradotta in inglese nel Regno Unito.
Olga Tokarczuk è nata nel 1962 e ha studiato psicologia a Varsavia. È scrittrice e poetessa tra le più acclamate della Polonia e la sua opera è stata tradotta in trenta paesi. Questi i titoli di alcuni libri precedenti tradotti in italiano: Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli (Edizioni e/o, 1999) riproposto col titolo Nella quiete del tempo (Edizioni Nottetempo, 2013); Che Guevara e altri racconti (Forum editrice universitaria udinese, 2006); Casa di giorno, casa di notte (Edizioni Fahrenheit 451, 2007); Guida il tuo carro sulle ossa dei morti (Nottetempo, 2012). Premio Nobel Letteratura 2018 con la seguente motivazione: “Per la sua immaginazione narrativa che con passione enciclopedica rappresenta l’andare al di là dei confini come forma di vita”.
È comunque gradita l’iscrizione, facendo pervenire i propri dati alla Segreteria Irse
irse@centroculturapordenone.it / 0434 365326 ENTRO IL 13 GENNAIO 2020.
Gli STUDENTI UNIVERSITARI e delle SCUOLE SUPERIORI che desiderano un certificato di frequenza devono richiederlo al momento dell’iscrizione.
Il programma è inserito come Progetto dell’Irse anche all’interno del calendario Università della Terza Età di Pordenone 2019/2020