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Vivere buone relazioni

Riflessioni svolte a Pordenone nell’ambito della serie Percorsi per coppie e singoli di Presenza e Cultura che nell’anno 2010-2011 ha avuto il sostegno del Servizio per la famiglia della Regione Friuli Venezia Giulia.
Testi deregistrati da Stefania Bagnariol e ricomposti a cura dell’autore e di Michela Favretto che ha pure steso premessa e brevi introduzioni ai singoli capitoli.

 

Parlare di dinamiche di relazione, non solo allo scopo di fare delle constatazioni, ma anche in ordine ad una virtuosità – con l’obiettivo, cioè, di agire sulle coscienze – significa intraprendere una strada difficoltosa, ma importante: il percorso che ha come traguardo il risultato di suscitare la virtù dell’impegno di rapporto.
Questa consiste nell’assumere un atteggiamento costruttivo e lavorare partendo dalla radice, cominciando dal superare la paura del legame. Non si può vivere, infatti, solo in modo istintivo, ma occorre avere un appello alla ragione: non solo “pancia” o cuore, ma pure cervello e, per chi crede, opera anche lo Spirito di Dio, che non espone mai la scheda di partecipazione ma è presente in ogni impegno umano.
Nel seguito, dunque, si prendono in esame quelle dimensioni che possono, a ragione, essere considerate le più difficili e nel contempo necessarie dell’esistenza umana: amare e vivere. Parlare di amore e parlare di vita è, poi, parimenti problematico, infatti queste due realtà in definitiva coincidono: non si può immaginare un essere vivente in maniera autentica, che realizza, cioè, non una sopravvivenza, ma un esprimersi nella pienezza delle proprie possibilità, senza amore.
Si comprende, allora, che è l’amore, l’affettività, la molla che fa nascere gli stimoli e le novità; è perciò fondamentale che quando si arriva a creare una comunità (che esprime una realtà esteriore) vi sia anche un continuo allenamento alla comunione (che dice una realtà interna): se non c’è questo tipo di proiezione e di alimentazione, formare una comunità è come atrofizzare tutto l’organismo.
Infatti, sposarsi o convivere, per esempio, possono diventare trappole se non si riesce a cogliere l’unione con l’altro come una situazione dinamica. Si corre il rischio di diventare degli “abituati”: è vero che costruire buone abitudini è una virtù, ma in realtà sono buone solo se non sono consuetudini passive, statiche, ma sono prassi in continuo miglioramento.
L’intento di questo testo è di mettere in evidenza le dinamiche relazionali e di indicare come tenerle vive; con una metafora: come dare le sostanze nutritive alle piante. Per mantenere le piante vive si dà un po’ d’acqua ogni giorno: vale anche per i rapporti, ed in particolare gli amori, perché una grande annaffiata può far annegare, invece l’irrigazione a goccia non comporta questo pericolo.
La scelta degli argomenti di seguito trattati è da leggersi come il proposito di esaminare il tema delle relazioni da una prospettiva più radicale, più profonda, che non si limiti ad entrare nel merito dei comportamenti, ma metta in luce orientamenti e soprattutto motivazioni, le quali hanno certo maggior valore e più grande forza delle indicazioni pratiche. L’odierna crisi e difficoltà dei rapporti ha, infatti, all’origine proprio la mancanza di motivazioni, di una profonda consapevolezza di ciò che sta nel proprio intimo e in quello di chi si ha vicino.
Per finire, una precisazione. Nel riprendere le riflessioni da interventi parlati, si è inteso mantenere il più possibile la caratteristica del discorso diretto, pensando che anch’esso, pur nelle inevitabili limitazioni, può risultare di una certa utilità alla comprensione degli argomenti.

 


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