Prendersi cura di sè

Riflessione svolta a Pordenone nell’ambito della 20ª serie di Martedì a dibattito di Presenza e Cultura. Testo deregistrato da Stefania Bagnariol e ricomposto a cura dell’autore, rispettando il linguaggio parlato. (2014)

Luciano Padovese

Prendersi cura di sé

Se l’aspirazione più profonda e universalmente
riconosciuta di ogni vita umana è la felicità,
la dinamica fondamentale per realizzare tale esigenza radicale sta nel “prendersi cura di sé”. Per giustificare
questa affermazione è necessario partire da un ragionamento che richiama alcune considerazioni fondamentali
da noi tante volte affrontate.

Al cuore dell’amore e della felicità. La prima di queste considerazioni potrebbe meglio definirsi una constatazione. Si può sperimentare felicità solo se si ama; ma occorre amare sul serio, in un esercizio che non può essere solo ricezione o donazione individuale, ma scambio tra persone ben consapevoli di dover essere contemporaneamente capaci di vera accoglienza dell’altro ma pure di autentica consegna di sé all’altro.
Solo questo può far funzionare il vero amore e quindi portare nel territorio di autentica felicità. Di conseguenza per essere esperti di amore e di felicità, occorre vivere tutte le proprie relazioni da protagonisti attivi e maturi, solidi e determinati; non ci si può rifugiare in comportamenti da gregari; vorremmo quasi dire da parassiti. Atteggiamenti che talora possono risultare apparentemente comodi; ma in realtà sono propri di individui destinati ad essere perdenti nella loro vita; motivo di sofferenza per gli altri; condannati all’isolamento e al vuoto interiore: cioè all’infelicità.
Parlare di protagonisti maturi, o comunque tesi alla maturità, significa riferirsi a persone solide, che abbiano consistenza in se stesse. Che siano consapevoli della propria dignità e che si impegnino a salvaguardarla nella propria vita personale e in ogni loro relazione. E per tutto ciò occorre volersi bene.

 

Copyright 2014
Presenza e Cultura – Via Concordia 7 – 33170 Pordenone