Abitare il presente
Testi di riflessioni svolte in occasione di incontri promossi dalla associazione La Missione a Ostuni (Brindisi) presso la Casa Madonna della Nova, nel maggio 2011. Raccolti dalla registrazione e rielaborati a cura dell’autore e di Vanesa Germoni. Collaborazione di Michela Favretto.
Una umanità fragile ma «gloriosa»
«Ed egli mi ha detto: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti
si manifesta pienamente nella debolezza”. Mi vanterò quindi
ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me
la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze,
negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce...:
infatti quando sono debole, è allora che sono forte».
(San Paolo 2Cor 12,9-10)
«La vita non significa aspettare che i temporali passino...;
è importante danzare sotto la pioggia.
Nella vita non si può evitare di cadere.
Ciò che conta è sapersi rialzare dopo la caduta».
(Confucio)
Partecipi di risurrezione nei percorsi della quotidianità
«Al di fuori di un contesto di vitalità cristiana, l’annuncio della risurrezione
viene relegato nel campo delle ideologie che non toccano la vita reale.
Al contrario, una esplosione di vitalità che rovescia la chiusura dell’egoismo
umano, fa sorgere la domanda: come si spiega ciò? (Atti,2,12)
e prepara ad accettare il messaggio del risorto»
(Carlo Maria Martini)
«Quelli che mangiano il Pane devono lasciarsi mangiare».
(Sant’Agostino)
Stli di vita pasquale, come percorsi di maturità nella vita e nella fede. In concreto:
far crescere l’unità della persona, facendo interagire tutte le dimensioni:
il corpo, i sentimenti, la razionalità, la spiritualità, il ruolo, le relazioni.
Una esperienza di libertà e di speranza.
L’eterno nel presente
«Fratelli sappiamo che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione
sulla terra, riceveremo una abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di
rivestirci del nostro corpo celeste»
(San Paolo 2Cor 5,1-2).
«Prendiamoci a celebrare il giorno di Natale in cui il grande ed eterno giorno
venne dal suo grande ed eterno giorno in questo nostro giorno temporaneo e così breve»
(Sant’Agostino, Discorsi, 185)
Noi, creature umane, pur vivendo nel tempo,possiamo dire di«godere di una certa
eternità e di rispecchiare nel nostro stesso spirito quel Dio che chiama all’esistenza
ciò che non esiste. Appunto in questa attività dello spirito umano Agostino
vedeva la nostra somiglianza con Dio»
(Jürgen Moltmann, L’avvento di Dio. Escatologia cristiana)