Alice nella DAD delle meraviglie
PREMIO COMUNE DI PORDENONE
Sezione Scuola dell’Infanzia e/o Primaria
Classe 3^ A. Scuola Primaria Aldo Moro dell’Istituto Comprensivo Margaritone di Arezzo. Coordinamento dell’insegnante Cristina Malentacchi e Francesco Faralli, esperto di laboratorio.
Lo spunto è la fiaba di Alice nel Paese delle meraviglie. Così prende vita una libera reinterpretazione e sceneggiatura che dà voce, con singolare ironia, al disagio vissuto dai bambini costretti alla DAD e alle limitazioni della pandemia.
Momenti complessi, raccontati con il sorriso di bambini uniti nello sforzo di superare le difficoltà. Davvero significativo e molto divertente.
Ciò che caratterizza quest’opera sono soprattutto una garbata ironia e un ritmo che donano una qualità in più alla narrazione. L’immaginario ritratto trae spunto dalla realtà che i bambini hanno vissuto negli anni della pandemia, costretti ad alternare momenti di scuola in presenza ad alti in dad. Succede che questi due momenti si sovrappongano, e gli scolari che frequentano in presenza vivano gli stessi disagi di chi segue a casa in dad. In più la storia di una lezione mista, con un alunno da remoto e la classe in presenza, si sovrappone al racconto di “Alice nel Paese delle meraviglie”, perché alcuni personaggi, magistralmente interpretati dai bambini, irrompono durante la lezione: il Bianconiglio, il Cappellaio Matto, la Regina di Cuori, che vuole tagliare la testa ai presenti, lo Stregatto, che, sornione, si prende gioco di tutti fino all’ultimo istante della narrazione. La costruzione delle diverse scene è serrata, e dimostra come il Covid irrompa nella vita dei più piccoli con l’incubo del tampone, che viene richiamato, con dissacrante ironia, ben due volte. Alice appare, ansiosa e piena di scrupoli, con l’orologio del Bianconiglio tra le braccia, tutta presa dal timore di non essere alla pari con i tempi della programmazione scolastica, sconvolta inevitabilmente dalla presenza del Covid. Però i bambini non perdono la loro freschezza, neppure di fronte ai disagi provocati dal virus, segno che neppure la pandemia è riuscita a colpire la loro spontaneità.