L'Adriatico un mare di scambi e intrecci. Ponte tra Oriente e Occidente
XXXI Corso di cultura storico-politica
da venerdì 25 ottobre a venerdì 13 dicembre 2002 |
Auditorium Centro Culturale Casa “A. Zanussi”
Via Concordia 7 Pordenone |
LO SPAZIO ADRIATICO
L’Adriatico come via d’acqua e cerniera
Franco Farinelli, docente di Geografia Umana, Università di Bologna
Professore ordinario di Geografia Umana e direttore del Dipartimento di Discipline della Comunicazione dell’Università di Bologna, nonché Presidente del Corso di Laurea in Scienze Geografiche dello stesso ateneo. Si occupa in prevalenza di analisi dei sistemi spaziali, geografia culturale e geografia della comunicazione. Ha compiuto ricerche e soggiorni di studio nei paesi asiatici e ha insegnato presso il Nordic Institute for Urban and Regional Studies, Nordplan, di Stoccolma, e presso le università di Ginevra, Los Angeles, Ucla, e Berkeley, dov’è attualmente visiting professor. Tra le numerose pubblicazioni: I segni del Mondo, La Nuova Italia, 1992; Geografia del mondo arabo e islamico (con Piero Degradi), Torino, Utet, 1992; Storia e geografia dell’Adriatico nel volume Adriatico mare d’Europa. La geografia la storia, stampato per Rolo Banca dalle Arti Grafiche Amilcare Pizzi, Milano 2001. Il suo ultimo libro si intitola Geografia, Torino, Einaudi, 2002.
L’ADRIATICO CONTESO
Antiche direttrici dei traffici adriatici dal Medioevo all’Ottocento
Marco Moroni, docente di Storia Economica, Università di Ancona
Docente di Storia Economica alla Facoltà di Economia dell’Università di Ancona. Ha pubblicato varie monografie tra cui: Lodovico Zdekauer e la storia del commercio nel medio Adriatico, Ancona, Quaderni della rivista “Proposte e ricerche”, n. 22, 1997, L’economia di un grande santuario europeo. La Santa Casa di Loreto tra basso Medioevo e Novecento, Franco Angeli, Milano 2000. Tra i lavori più recenti dedicati alla storia economica dell’Adriatico: Adriatico. Un mare di scambi, in Io Adriatico. Civiltà di mare tra frontiere e confini, a cura di Giuseppe Papagno, Federico Motta Editore, Milano 2001; Le Marche e la penisola balcanica tra economia e cultura, in Munus Amicitiae, a cura di Gianfranco Paci, Maria Luisa Polichetti e Mario Sensi, Loreto 2001; Il mare come risorsa, introduzione al volume Adriatico mare d’Europa. L’economia e la storia, stampato per Rolo Banca dalle Arti Grafiche Amilcare Pizzi, Milano 2001.
VENEZIA-BISANZIO: LE RIFRAZIONI ARTISTICHE
Scambi e linguaggi artistici in assonanza tra le sponde dell’Adriatico e dell’Egeo
Francesca Flores d’Arcais, docente di Storia dell’Arte Medievale, Università Cattolica Milano
Professore ordinario di Storia dell’Arte Medievale all’Università cattolica di Milano. È specialista di pittura trecentesca veneta. Tra le sue numerose pubblicazioni si segnala in particolar modo il volume Giotto, uscito per Federico Motta Editore nel 1995, corredato da trecento fotografie di Elio Ciol, tradotto in inglese, francese e tedesco e considerato dalla rivista Time uno dei quattro migliori libri d’arte dell’anno. Nel 2001 ha pubblicato ne La Pittura nel Veneto – Il Trecento, Electa, Milano, il saggio relativo alla pittura a Venezia. È presidente del Comitato scientifico che ha curato la mostra “Il Trecento adriatico. Paolo Veneziano e la pittura tra Oriente e Occidente” attualmente in corso a Castel Sismondo, Rimini (fino al 29 dicembre 2002)
GLI OTTOMANI IN ADRIATICO
Intrecci e “trasfusioni” di cultura e tradizioni tra mondo occidentale e mondo orientale
Giorgio Vercellin, docente di Storia delle Istituzioni del Vicino e Medio Oriente, Università di Venezia
Professore ordinario di Storia e Istituzioni del Vicino e Medio Oriente all’Università di Venezia e di Istituzioni del Mondo Musulmano presso la Venice International University. È stato professore ordinario di Lingua e Letteratura Afghana e Presidente del Corso di laurea in Lingue e Letterature Orientali. Tra le sue pubblicazioni: Iran e Afghanistan, Roma, Editori Riuniti, 1986; Istituzioni del mondo musulmano, Torino, Einaudi, 1996; Solimano il Magnifico, Firenze, Giunti, 1997; Il Grande Satana. L’Islam di fronte al problema del male in M. Raveri (a cura di), Del bene e del male. Tradizioni religiose a confronto, Venezia, Marsilio, 1997; Jihad. L’islam e la guerra, Firenze, Giunti, 1998; Gengiz Khan, Firenze, Giunti, 1998; Tra veli e turbanti. Uomini e donne nei mondi dell’Islam, Venezia, Marsilio, 2000; Maometto e il Corano, Firenze, Giunti, 2000.
VENEZIA E L’AMMINISTRAZIONE DELLE COSTE ADRIATICHE
Potere politico e amministrazione della giustizia dal XVI al XVIII secolo
Claudio Povolo, docente di Storia delle Istituzioni Politiche, Università di Venezia
Docente di Storia del Diritto e delle Istituzioni Giuridiche dal Medioevo all’Età Contemporanea all’Università di Venezia. Ha orientato le sue ricerche verso la storia delle istituzioni politiche e giudiziarie, soffermandosi in particolar modo sull’area territoriale che, a partire dai primi decenni del ’400, sino alla fine del ’700, appartenne alla Repubblica di Venezia e poi, dopo alterne vicende, confluì nello stato unitario italiano. Tra le sue pubblicazioni: Il romanziere e l’archivista. Da un processo veneziano del Seicento all’anonimo manoscritto dei Promessi Sposi, Venezia, 1993; L’intrigo dell’onore. Poteri e istituzioni nella Repubblica di Venezia tra Cinque e Seicento, Verona, 1997; introduzione al volume Contributi dal convegno internazionale Onore: identità e ambiguità di un codice informale (area mediterranea – secc. XII-XX), Capodistria, 2000; The creation of venetian historiography, in Venice reconsidered. The history and civilazion of an italian city-state, Baltimore, 2000.
ALLE FRONTIERE DELL’IMPERO: IL LITORALE ASBURGICO
Una periferia creata dal centro (dal XVIII secolo alla Prima guerra mondiale)
Marina Cattaruzza, docente di Storia Contemporanea, Università di Berna
Marina Cattaruzza è dal 1999 professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Berna. Ha tenuto corsi di Storia Contemporanea presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze e presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. La sua attività di ricerca riguarda in primo luogo la storia dei territori dell’Adriatico nord-orientale dal Settecento al Novecento e la storia della Germania contemporanea, con particolare riguardo a problemi storiografici. Tra le sue principali pubblicazioni: Arbeiter und Unternehmer auf den Werften des Kaiserreichs, Stuttgart 1988; Sotto l’egida degli Asburgo, in: Antonio Casali, Marina Cattaruzza, Sotto i mari del mondo. La Whitehead 1875-1990, Roma-Bari 1990; Trieste nell’Ottocento. Le trasformazioni di una società civile, Udine 1995; Socialismo adriatico. La socialdemocrazia di lingua italiana nei territori costieri della Monarchia asburgica:1888-1915, Manduria/Bari/Roma 1998; (in collaborazione con Marco Dogo e Raoul Pupo), Esodi. Espulsioni di popolazione nell’Europa del Novecento, Napoli 2000; Trieste: dalla Restaurazione al Neoassolutismo (1814-1860), in: Roberto Finzi, Claudio Magris, Giovanni Miccoli (a cura di), Storia d’Italia, Einaudi, Le Regioni: Il Friuli-Venezia Giulia, Torino 2002; (a cura di), Nazionalismi di frontiera. Identità contrapposte sull’Adriatico nord-orientale:1850-1950, Soviera Mannelli 2002.
L’ISLAM SULLE DUE SPONDE
Etnografia e sociologia di una presenza
Renzo Guolo, docente di Sociologia delle Religioni, Università di Padova e di Trieste
Renzo Guolo è docente di Sociologia delle Religioni e di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Trieste. È inoltre membro del GRIM, Gruppo ricerca su islam e Occidente del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Padova. Tra le sue pubblicazioni: Il partito di Dio, Guerini, 1996; Avanguardie della fede Guerini, 1997, Terra e redenzione. Il fondamentalismo nazionalreligioso in Israele Guerini, 1997; Il fondamentalismo islamico, Laterza 2002. È coautore , con E. Pace, de: I fondamentalismi, Laterza, 2002. Ha inoltre curato i volumi: Il paradosso della tradizione. Religioni e modernità, Guerini, 1996 e il Taccuino persiano di Michel Foucault Guerini, 1998. Collabora con numerose riviste di analisi e dibattito politico-culturale tra cui: il Mulino, LiMes, Italianieuropei. È opinionista dei quotidiani il Piccolo , il Messaggero Veneto, Il Mattino di Padova.
VIA D’ACQUA E CERNIERA
Puntare lo sguardo su spazi e storie, uomini e tradizioni dell’Adriatico è un’occasione per tentare un altro modo di accostarsi alla storia, anzi alla geostoria, per utilizzare il termine impiegato da Fernand Braudel. Il quale, nel suo capolavoro sul Mediterraneo, osservava: “Tra tutti i piccoli Mediterranei, giardini di un solo o di più padroni, l’Adriatico è l’esempio più vistoso. Tra tutte le riduzioni del Mare Interno, è la più riuscita, la meglio avvolta da terre, e forse la regione marittima più coerente, per la sua storia. Da solo, e per analogia, pone tutti i grandi problemi di metodo impliciti nello studio dell’intero Mediterraneo.”
L’Adriatico è stato per secoli la via d’acqua lungo la quale hanno viaggiato mercanti e pirati Uscocchi, beni e idee, intessendo trame di migrazioni che fatichiamo ad immaginare, nell’Occidente stabilizzato da qualche decennio. È stato anche una cerniera mobile – di unione o di allontanamento – tra Occidente e Oriente, tra romanità e universo greco-bizantino, tra latini e slavi, tra cattolicesimo ortodossia ed islamismo, tra Venezia e Ottomani, ed in prospettiva tra Unione Europea e paesi dell’est Europa. È il mare della Mitteleuropa asburgica, nel quale si specchiano le Alpi, gli Appennini ed i Balcani, e attorno al quale si sono verificati innumerevoli cambiamenti di frontiere e di insediamenti.
Ancora oggi attorno a questo piccolo mare si parlano molte lingue, si professano religioni diverse, si seguono tradizioni politiche differenti, mentre le onde della storia trasmettono anche i racconti di vicende, fenomeni culturali e tradizioni che accomunano civiltà tanto vicine e tanto distanti tra loro. Basti pensare a quanto oriente si respira a Venezia, la città in cui il passato fa naturalmente parte del presente, e in cui la via adriatica si miniaturizza nel Canal Grande, la più bella strada del mondo. Allo spazio Adriatico, l’Irse dedica quindi il suo XXXI Corso di cultura storico-politica, con rinnovato impegno di creare opportunità di approfondimenti culturali nel segno dell’apertura.
Ruggero Simonato