Francesca Caratto
Quarto classificato - Sezione Senior
Tutto è cominciato in libreria. L’idea è nata dallo scherno. Un sorriso ironico e scettico mi era venuto spontaneo vedendo tra le guide turistiche una interamente dedicata ai “pellegrini verso Santiago”: come si poteva scrivere un intero volume solo su quell’argomento? E da brava economista, quale cercavo di diventare, pensai: ma che mercato può mai avere un libro del genere?
Sapendo la scarsa religiosità diffusa tra i miei amici è stata una vera provocazione proporre loro di dedicare a questo pellegrinaggio parte delle vacanze estive. Ma poi io per prima ho iniziato a crederci.
Non volevo una vacanza, volevo un viaggio, qualcosa di speciale, che non tutti fossero disposti a fare, qualcosa che richiedesse sacrificio e costanza, che impegnasse la mia mente a riflettere nei momenti liberi e spensierati, e al contempo le evitasse di pensare troppo, grazie a quei momenti duri in cui riesci solo a sentire il tuo corpo e i segnali che ti manda.
Cosi siamo partiti, sei giovani all’avventura, senza molta preparazione, anzi un po’ ignari di quello che ci aspettava. Ci sembrava che il grande passo fosse compiuto: era un successo il solo aver scelto di farlo! Ma un pellegrinaggio non è una semplice passeggiata verso una meta. Le tappe intermedie fanno la differenza, e ancor più il modo in cui le si affronta. È facile tradire lo spirito del Cammino.
In un gruppo, rispetto a un percorso in solitaria, i rischi aumentano. Non si è completamente soli con se stessi, ma in compagnia della solitudine altrui. Tutti cercano qualcosa, si cammina e si attraversano infiniti stati d’animo; non sempre si può e si vuole condividerli, spesso è difficile comprendere quelli altrui.
Camminare con un gruppo, però, insegna tanto. Magari non ti stravolge la vita, non mette profondamente in crisi tutte le tue convinzioni, ma ti aiuta ad aprire gli occhi, a mettere in questione certi tuoi valori, a rivedere alcuni obiettivi.
Verso fine del Cammino, quando ancora dei pellegrini ti sorpassano tesi e imprigionati nel vano orgoglio d’arrivare primi alla tappa giornaliera, se hai imparato a sorriderne hai già dato un senso al tuo viaggio.