Elisa Andreatta
Secondo premio ex-aequo
Londra per non mollare
La sfida di una giovane alle prime armi, che si apre al mondo e alla ricerca della sua strada nella vita. È duro e difficile il cammino verso la maturità, ancor più se percorso in solitudine e all’estero. Ma la soddisfazione della riuscita è enorme.
Ricordo ancora quel momento come fosse ieri, se chiudo gli occhi ne sento ancora i profumi, le sensazioni, i rumori. Londra, 19 settembre 2003. Ero partita dall’Italia senza sapere bene cosa volevo e cosa sarebbe successo, ero solo una dei milioni di giovani che arrivano ogni anno nella grande capitale inglese piena di speranze e sogni.
Era un giorno di sole, non ero mai stata a Londra, ed ero arrivata per viverci… ce l’avrei fatta? Nessuno in Italia puntava su quella diciannovenne appena diplomata, ma si sbagliavano.
Le perplessità erano molte e la mia domanda era la stessa che si pongono milioni di giovani nella mia situazione: “che ne sarà di me?”.
Dopo qualche giorno da turista, iniziai a cercarmi un lavoro, ma non fu proprio così facile. Le porte che mi furono sbattute in faccia erano infinite, ma non importava, non mi sarei arresa così facilmente. Dopo 2 settimane di “Thank you. We will call you” (mai chiamata!) riuscii a trovare lavoro in una catena di caffetterie. Quando mi dissero che avevo avuto il lavoro ero così felice che chiamai subito mio padre. Quel giorno camminavo per strada e finalmente mi sentivo anch’io parte di quella città, di quella vita così diversa da quella che avevo avuto fino ad ora. Ero una londinese anch’io, acquisita, però lo ero. Non sapevo ancora cosa mi aspettava ma ero felice perché ero riuscita a raggiungere un primo obiettivo da sola, a 19 anni, in un paese dove non conoscevo nessuno, e questo ti dà una grande forza, che ti fa crescere in un minuto più di quanto tu sia mai cresciuta in anni a casa tua.
All’inizio fu molto dura: ci sono dei momenti in cui ti senti così sola che vorresti mollare tutto e tornare a casa, ti chiedi perché sei andata lì e quanto stavi meglio prima, ma in realtà sai benissimo che non è così, che è solo un momento, che passerà, ed è per questo che tieni duro e non molli. Ed infatti, dopo il primo mese di assestamento, un giorno mi resi conto che in realtà, ormai, lì mi ero creata una vita, ed era quello ora il mio posto. Ero arrivata in questo paese senza niente: non avevo amici, non avevo un lavoro, parlavo a mala pena la lingua ed ora mi ero costruita una vita: avevo un sacco di amici di tutte le parti del mondo, un lavoro che mi piaceva, il mio inglese andava benissimo, ma soprattutto, ero felice! Felice come non lo ero mai stata. Stavo provando una sensazione nuova. Guardare indietro e vedere tutto quello che hai costruito da sola, dal nulla, è una sensazione indescrivibile, bellissima, forse una delle più belle che io abbia mai provato in tutta la mia vita.
Fare un’esperienza così all’estero ti apre la mente, ti apre la vita, ti aiuta a crescere e conoscere cose nuove, a capire quello che vuoi, a lottare per raggiungere i tuoi obiettivi, a non mollare mai. Un’esperienza di questo tipo ti dà così tanto che non basterebbero 100 pagine per descriverla. Io oggi, grazie a tutto questo, mi sento una persona migliore, perché sono le esperienze che facciamo che ci fanno diventare ciò che siamo.