Martina Napolitano
Primo classificato - Sezione Junior
Arrivare in aeroporto alle 3.30 della mattina, trovarlo praticamente vuoto, esausta ma estasiata all’idea di prendere il volo e lasciare l’Italia, non capita tutti i giorni. Il mio però non è stato un viaggio personale, ma piuttosto un progetto, creato dalla rete di scuole del vecchio continente che gestisce la cosiddetta Patente di Cittadinanza Europea. La mia classe durante lo scorso anno scolastico è stata abbinata a una scuola olandese: l’idea era quella di lavorare separatamente durante i mesi, concentrandosi su temi quali la democrazia e l’identità, per poi unire le conoscenze al momento degli scambi fisici degli studenti. A gennaio sono venuti gli olandesi e in marzo siamo partiti noi.
Non è stato affatto facile abituarsi all’idea di andare a vivere in casa di sconosciuti per questo scambio culturale. Credevo sarebbe stato strano trovarsi a convivere con persone diverse, che parlano un’altra lingua e hanno abitudini differenti. Invece ho dovuto ricredermi: credo di non aver mai davvero Viaggiato prima di quest’esperienza. Viaggiare non è sinonimo di visitare, come credono in molti. Viaggiare significa vivere il luogo in cui ci si trova, abituandosi (o meglio, cercando di abituarsi) ad usi e costumi del posto, e provando gli stili di vita degli abitanti indigeni.
Andando per conto mio avrei puntato tutto su Amsterdam, musei e famosi coffee shop. Ho avuto invece la possibilità di provare cosa voglia dire essere olandese: testare il cibo locale, percorrere oltre 40 km in sella ad una bicicletta di grandezza superiore a quella normale e dotata unicamente di freno a contropedale e frequentare la scuola in una cittadina di provincia, Vuckt, come una vera e propria ragazza olandese.
Ma ciò che maggiormente ho imparato è che gli stereotipi non corrispondono mai alla realtà. Facile pensare che un popolo nord-europeo sia poco aperto e cordiale. Ancora più scontato immaginare la gioventù olandese assoggettata alla schiavitù della droga. Per non parlare delle tante immagini di tulipani, mulini a vento e zoccoli che i media ci propinano ogniqualvolta si nominino i Paesi Bassi. In realtà questi fiori si trovano unicamente nella zona ovest dello Stato, un’area pari circa alla superficie della provincia udinese. Ho potuto osservare invece mulini e calzature lignee, solo sottoforma di statuine negli affollati negozi di souvenir della capitale.
La libertà in fatto di droghe ha invece contenuto il desiderio giovanile di entrarne in contatto, che in Olanda è estremamente limitato, al contrario di Stati come l’Italia dove l’uso è severamente vietato. Infine la disponibilità offertami dalla famiglia ospitante è stata delle migliori, tanto che dopo i sette giorni, tornare a casa non era affatto un bisogno impellente.
Ma se indubbiamente è affascinante partire, tuttavia lo è anche tornare.
Arrivare in aeroporto alle 17.30 del pomeriggio, trovarlo completamente affollato, esausta ma entusiasta all’idea di essere in suolo italiano, è un’emozione indescrivibile.