Daniele Matiz
Quarto classificato - Sezione Senior
Vlora, la nave che, partita dall’Albania, si affacciò nell’agosto del ’91 al porto di Bari, rimarrà per gli italiani il simbolo dell’inizio delle recenti immigrazioni.
Nell’immaginario italiano l’Albania rimanda a ricordi e a riflessioni a senso unico. Questo riferimento geografico ci restituisce l’immagine di quegli albanesi che, a bordo delle famose “carrette di mare”, venivano in Italia per fare i lavori più svariati e umili, secondo alcuni, per rubare o spacciare, secondo altri. Una terra da raggiungere via mare, attraversando Otranto, il canale che ha dato la possibilità a molti sogni di vedere la luce ma anche a molti altri di affondare.
Ho deciso di percorrere contromano il Canale di Otranto, per inseguire il sogno della scoperta del Paese delle aquile e del suo popolo. Il matrimonio a cui sono stato invitato si rivelerà l’occasione per entrare nel vivo delle tradizioni di una terra tanto vicina, quanto legata all’Italia. Con un catamarano veloce il tratto Bari-Durrës dura 4 ore.
Il mio viaggio inizia qui, negli occhi degli altri passeggeri, carichi di gioia per il ritorno dai loro cari, alle loro origini, gli stessi occhi di mio nonno e dei tanti friulani che fino a pochi decenni fa vivevano gli stessi ritmi, gli stessi dolori e le stesse emozioni al pensiero di tornare a casa. “Libars di scugni lâ” li chiamava il poeta friulano Leonardo Zanier. Gente libera ma obbligata ad andare, un controsenso comune ai popoli migranti. Inizio a scoprire il Paese verso il quale sto andando.
Sbarco in quello che un tempo era un importante porto romano e fin da subito mi balza agli occhi un aspetto a cui andrò abituandomi: una confusione rilassante. Una calca di persone in attesa dei parenti che sbarcano, bancarelle, musica e un gran vociare, a me ancora incomprensibile. Mi accolgono delle amiche che mi accompagnano alla festa di matrimonio.
Da qui inizia un viaggio in crowd surfing: come i cantanti trasportati dalle braccia dei loro fan, così io, dall’arrivo a Durrës alla partenza da Shkodër, ho trovato sempre delle persone che affettuosamente mi hanno guidato ovunque. Il mio viaggio è stato un incontro con la gente. Al matrimonio a Durrës, tre giorni di festeggiamento, molte pietanze, musica e ballo, accolto da una famiglia che ha fatto di tutto per farmi sentire a casa.
A Berat, la città dalle cento finestre, un gioiello al centro dell’Albania, ospitato da un’altra famiglia. In furgon da Tiranë a Shkodër confrontandomi su temi di politica con i passeggeri ed infine a Shkodër, dove le persone si sono fatte in quattro per farmi attraversare il confine con in Montenegro comodamente. E in ogni incontro una storia di emigrazione.
Gli incontri tra italiani e albanesi sono stati troppo spesso segnati da diffidenze, pregiudizi e porte chiuse. Per me è stato tutt’altro: ospitato da un popolo intero che mi ha aperto le case e il cuore come una madre fa con un figlio di ritorno da un lungo viaggio.