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Chimborazo

PREMIO DEL CENTRO INIZIATIVE CULTURALI PORDENONE
Sezione Università

Keila Cepeda Satán, Master in Animazione, Universidad Politécnica di Valencia

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Un’essenziale ma sofisticata tecnica di animazione messa in campo per denunciare la violazione dell’ecuadoregno monte tutelare Chimborazo e la cieca concezione di progresso che cinicamente continua a mette a rischio l’ambiente e il nostro pianeta.

 

Chimborazo è una montagna dell’Ecuador, che supera i sei mila metri, e questa storia è dedicata all’ultimo “helero”, raccoglitore di ghiaccio, che ancora oggi, con una pazienza determinata e antica, con la sua picozza stacca un pezzo del ghiacciaio e lo porta a valle, per le necessità del villaggio. L’animazione, accompagnata da un flauto andino che contribuisce a creare un’atmosfera magica, si focalizza sull’opera di questo contadino che, a mano e con l’aiuto di un fedele lama per il trasporto, continua un lavoro secolare. Lo scontro con una realtà che cambia è traumatico, alla nostra visione, perché il villaggio si trasforma sempre più in un agglomerato urbano anonimo, dove la presenza umana non si vede più. A peggiorare le cose, il contadino si scontra anche con il cambiamento climatico, che, di anno in anno, riduce le dimensioni del ghiacciaio, dal quale lui ricava con fatica la sua merce. Sul volto dello “helero” è disegnata una rassegnazione antica, verso le cose che mutano contro la volontà individuale, mentre nei fatti, contro l’evidenza della situazione, il raccoglitore di ghiaccio, fino all’ultima traccia del ghiacciaio, continua a percorrere lo stesso sentiero montano che conosce da una vita. Molto belle le prospettive diverse che accompagnano la storia, con immagini che disegnano la narrazione dall’alto, o accanto al personaggio e il suo lama, donando dinamismo e varietà al racconto.
 


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