Dead clock
PREMIO FOTOGRAFIA
Banca Popolare Friuladria
Massimiliano De Domeneghi di Pordenone, Accademia di Belle Arti di Venezia
Una corsa a perdifiato in bicicletta, attraverso la campagna, si conclude tra i ruderi di una fabbrica abbandonata, lontana da ogni luogo abitato. Il protagonista rimane solo, dalla prima all’ultima inquadratura, accompagnato, se così si può dire, solo da alcune immagini fotografiche, tra le quali c’è anche un suo ritratto. La musica dei Pecan Tree è incalzante e segue la corsa concitata prima, poi la ricerca frenetica di qualcosa, all’interno del capannone vuoto e desolato. Il ritmo è il tempo che fugge, che incombe sul protagonista, come qualcosa di inesorabile che guida la sua ricerca in un luogo in cui il tempo stesso si è fermato, forse all’ora immaginaria della fine dell’epoca che rappresenta quello stabile.
La telecamera di ferma su alcuni particolari, e le immagini sottolineano bene la desolazione di un luogo, o di una vita: un chiodo avvolto dalle ragnatele, un vecchio vocabolario, dei registri rimasti a memoria delle tante attività che un tempo si svolgevano in quella fabbrica ora deserta. È come se passato e presente si rincorressero, ad un certo punto s’incontrassero e s’interrogassero, come se ci fosse un mistero dietro al ritrovamento, fra vecchi registi, della propria immagine, esattamente come si presenta il protagonista in quell’istante. C’è anche un altro momento misterioso, quando il ragazzo passa sotto una galleria di fogli, fotografie e documenti inseriti in buste di plastica, fino a raggiungere un muro, dove altre carte antiche sono appese ai mattoni della parete grezza.