Che bella forma di comunicazione
Premio Presenza e Cultura
Silvio Angelo Baratto Roldan di Pordenone della classe 5^ AS del Liceo Scientifico Leopardi Majorana di Pordenone.
Nei ritmi accennati di un rap, il video mira a scardinare progressivamente, dall'interno, i nuovi meccanismi della comunicazione giovanile, della tendenza a un'ipercondivisione attraverso i social networks di esperienze di cui si va atrofizzando l’autentico spessore emotivo, smarrendone la fisicità; e lo fa con l'allegra irriverenza visiva di chi conosce l'argomento da vicino e lo tratta senza pregiudizi, mettendo in luce nei suoi coetanei una vivace propensione al dialogo che meriterebbe appunto di esprimersi secondo schemi meno superficiali.
In maniera molto sintetica l’autore di questo lavoro descrive il mondo della comunicazione giovanile, fatto di messaggini, faccine, social, chat, tanto da far dimenticare che esiste, o forse sopravvive, anche una forma diversa di comunicazione, quella che non usa il pollice, ma la parola. Lo scorrere veloce delle immagini imprime un ritmo piacevole alla narrazione, che ben si accompagna al testo, una sorta di filastrocca in rima molto efficace, anche perché usa molto bene l’ironia. Ciò che viene descritta è la reale comunicazione dei ragazzi: sono insieme, ma ognuno ha lo sguardo fisso sul suo telefonino, tanto da estraniarsi dalla vita reale, in modo assurdo. Si chatta per stare assieme, per sentirsi parte di un gruppo, per comunicare con un grande numero di amici, quando, nella vita vera, non si riesce neppure a scambiare una parola tra compagni di banco, o in famiglia. L’invito è quello di usare l’emoticon nella vita reale, per valorizzare ciò che veramente conta, vale a dire l’autentico rapporto con le persone, non basato su un anonimo like, ma su una risata scambiata insieme, sul parlare guardandosi negli occhi. Lo slogan finale è senz’altro un bel invito: “chattare di meno, vedersi di più, io credo sia possibile, e tu?”.