La lettera di San Paolo ai Filippesi
Cristologia e delicatezza dell'affetto umano
Domeniche bibliche / serie 35
da domenica 16 ottobre 2022 a domenica 21 maggio 2023 |
IN STREAMING
Verrà inviata mail con link di accesso il sabato mattina |
a cura di
RENATO DE ZAN
biblista
La lettera ai Filippesi, lettera di un pastore
amato dalla comunità
Introduzione, problemi critici e tematiche
teologiche di fondo
“Desidero che sappiate, fratelli,
come le mie vicende…” (Fil 1,12-30)
Un piccolo squarcio sulle difficili vicende di Paolo
“Abbiate in voi gli stessi sentimenti
di Cristo Gesù” (Fil 2,5)
La kènosis di Gesù, l’obbedienza, la morte,
la superesaltazione e il nome Signore
Timòteo ed Epafrodìto, collaboratori
e amici di Paolo (Fil 2,19-30)
I collaboratori di Paolo: identità, personalità, missione
“I veri circoncisi siamo noi: celebriamo il culto
mossi dallo Spirito” (Fil 3,1-11)
La vera via della salvezza cammina fondandosi
solo su Cristo
“Fratelli, fatevi insieme miei imitatori…”
(Fil 3,12-21)
La vita cristiana è edificata sulla croce di Cristo
non sui devozionismi
Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto:
siate lieti (Fil 4,2-9)
Come un pastore parla familiarmente
con la sua comunità
Avete fatto bene a prendere parte
alle mie tribolazioni” (Fil 4,10-23)
La riconoscenza del pastore verso la generosità
della comunità
Al profeta Isaia siamo legati per tanti motivi
La lettera ai Filippesi fa parte di un gruppo di lettere che gli specialisti chiamano “lettere della prigionia”. Sono, oltre la nostra lettera, la lettera ai Colossesi, quella agli Efesini e il bigliettino a Filemone. Certamente Colossesi, Efesini e Filemone fanno parte della prigionia di Cesarea, mentre la lettera ai Filippesi farebbe parte della prigionia di Efeso. In origine la corrispondenza con i Filippesi comprendeva due lettere: la lettera della prigionia (1,1-3,1a; 4,2-7.10-23) e la cosiddetta lettera polemica (3,1b-4,1.8-9). Verso la fine del sec. I, a Efeso, viene pubblicato il corpus paolino e in questa circostanza le due lettere sono state unificate in quella che conosciamo come lettera ai Filippesi.
Si tratta di una lettera teologicamente molto importante. Solo in questa lettera Paolo chiama Gesù “mio Signore” (Fil 3,8b). Solo in Filippesi Paolo nomina chiaramente i “vescovi” e i “diaconi”. La lettera, inoltre, contiene la testimonianza preziosissima della cristologia arcaica, sia nell’inno preredazionale di Fil 2,(5)6-11 sia nell’inno di Fil 3,20-21. La forte teologia cristologica e la delicatezza dell’affetto umano caratterizzano la lettera. Un’altra caratteristica forte di Filippesi è il richiamo alla gioia: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti” (Fil 4,4). Essere “in” Cristo ed essere “di” Cristo fornisce ai credenti occhi diversi per valutare la morte, la sofferenza, la persecuzione e le fatiche della vita. Il cristiano ha la sua patria nei cieli e ciò lo spinge a valutare, stimare ed accogliere il meglio della sua cittadinanza terrena. Renato De Zan
Bibliografia minima
Rinaldo Fabris, Lettera ai Filippesi. Lettera a Filemone, (scritti delle origini cristiane 11), EDB, Bologna 2000.
Joachim Gnilka, La lettera ai Filippesi, (Commentario teologico del Nuovo Testamento X/3), Paideia, Brescia 1972.
Antonio Pitta, Lettera ai Filippesi, (I libri biblici 11), Paoline,
Milano 2010.
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