Martedì 1 dicembre. Rinascimento italiano
Il terzo concerto del Festival, l’ultimo che si è tenuto in Duomo, ha presentato un inusuale trio, composto da voce (il tenore Giampaolo Fagotto), cornetto (l’americano Doron David Sherwin) e organo/clavicembalo (Davide de Lucia). Tale organico non poteva che avere come riferimento la musica italiana del tardo Rinascimento e del primo Barocco, in un arco di tempo che si sviluppa circa dalla metà del Cinquecento alla metà del Seicento. Un programma ed un progetto suggestivi, per il taglio monografico e per la particolarità del timbro strumentale, evocativo di atmosfere ed immagini oramai perdute.
Gli autori presentati erano i più importanti esponenti di quel panorama musicale rinascimentale, compositori di quasi tutte le aree geografiche italiane e che in qualche modo rappresentano molte delle scuole musicali italiane dell’epoca. Da quella romana, rappresentata da Giovanni Maria Nanino e Giovanni Pierluigi da Palestrina, dagli organisti Girolamo Frescobaldi e Paolo Quagliati che pur non romani di origine lavorarono a lungo Roma. Il famoso liutista Girolamo Kapsberger, tedesco di nascita ma formatosi a Venezia, quindi la Scuola Veneziana con Giovanni Gabrieli e Francesco Cavalli. Infine, Claudio Monteverdi, forse il più importante compositore tardo rinascimentale italiano.
Efficace l’idea di suddividere il programma in tre parti delle quali la prima e l'ultima eseguite all'organo Nacchini, mentre la seconda eseguita al clavicembalo. Una distinzione suggerita, oltre che per dare un maggior contrasto sonoro e di colori, anche dal repertorio proposto nella seconda parte, non completamente sacro ma comunque a carattere “morale” e normalmente eseguito in chiesa.
Un grande successo di pubblico che gremiva il Duomo,ricambiato con un fuori programma.
Franco Calabretto