Trentunesimo anno di Ute
Una volontà di convergenza intergenerazionale
Le ultime vicende politiche, ma anche di tipo culturale e di settore economico, hanno messo un po’ in crisi quello che pareva essere un principio indiscutibile. E cioè che ogni innovazione conta più di tutta l’anagrafe. E in questi tempi si è molto insistito sul fatto che solo i giovani potrebbero portare alla nostra società le innovazioni necessarie perché tutto vada in meglio.
Non nascondiamo che anche noi abbiamo continuato a credere che l’innesto dei giovani e quindi di anagrafe più leggera nel quadro dirigenziale dei vari settori del sociale sarebbe determinante. E non è che abbiamo cambiato sostanzialmente idea, ma ce la siamo piuttosto precisata, anche alla luce di tanti fatti.
Per quanto riguarda incarichi pubblici, abbiamo notato una eccessiva presunzione di giovani che, una volta arrivati dove volevano, spesso hanno dimostrato gli stessi limiti di tanti anziani. Soprattutto la presunzione di fare da soli e molto in funzione di apparire, forse rivelando una prematura dinamica di arrivismo.
Quello che talora ci ha colpito anche di più, è il linguaggio spesso violento e irrispettoso nei riguardi di chi li ha preceduti. A questi viene attribuita ogni responsabilità di quanto magari è invece espressione di una collettività che non sa mai assumere le proprie responsabilità in maniera partecipata, come dovrebbe essere.
Ma ciò che ci colpisce di più è la constatazione delle carenze di cultura e di competenza di chi è arrivato troppo presto e senza il necessario patrimonio di conoscenze che, quando c’è, è sempre accompagnato da un atteggiamento di umiltà e di rispetto per chi ha, magari, passato una vita per crescere in determinate professionalità o anche competenze di carattere civico, economico, culturale.
Naturalmente non si deve fare di ogni erba un fascio
Ci sono bellissime figure di giovani che stanno emergendo a beneficio della nostra società, come ci sono eminenti personalità di anziani che sarebbe stupido voler “rottamare”, come con linguaggio un po’ troppo disinvolto si esprime qualche personaggio fiorentino e non solo.
Basterebbe pensare a quanto importante è risultata la presenza del Presidente Napolitano, soprattutto nelle ultime vicende del nostro Paese e dell’Europa, per doverci ben guardare dal dare giudizi taglienti e aprioristici.
Ma se così stanno le cose, perché non pensare a una alleanza sincera e concreta tra generazioni? Quest’anno è stato definito “anno del volontariato intergenerazionale”. Perché non cogliere innanzitutto il termine “volontariato” come un incentivo a superare luoghi comuni, pregiudizi, antipatie, ecc. per una nuova piattaforma di carattere intergenerazionale? Non grandi cose, ma la nostra Università della Terza Età, a proposito di questo tema, può dire la sua. Innanzitutto a partire dalla propria origine e collocazione. È nata da persone giovani: signore con famiglia e bambini piccoli che però si dedicarono con slancio alla animazione di ambienti per anziani: prima nei luoghi del terremoto friulano, e poi nel territorio dell’hinterland pordenonese.
Punto di riferimento naturale, anche per queste operazioni di dialogo e animazione con le generazioni più anziane, fu sempre la Casa dello Studente di Pordenone. Ambiente giovanile e molto frequentato da studenti, che però mise sempre i suoi migliori spazi a disposizione delle attività che un po’ alla volta si articolarono nella formula della
Università delle Terza Età.
Innanzitutto è da dire che la convivenza negli stessi ambienti non ha mai ostacolato un incontro sereno e reciprocamente rispettoso. Ma soprattutto è stato importante, grado a grado, arrivare a organizzare programmi che potevano richiamare, proprio nel quadro delle lezioni dell’UTE, un notevole numero di giovani, che, assieme ai meno giovani, contribuivano a incontri e dibattiti davvero straordinari
Una volontà di convergenza intergenerazionale
quindi, è una vera e propria nuova frontiera, nel segno della cultura, della formazione, della ricerca di conoscenze e coscienze comuni per obiettivi che sono il futuro sia dei giovani che degli anziani. Non si può prescindere gli uni dagli altri.
La nostra Università dovrà prendere sempre più coscienza del suo percorso di convivenza e di coproduzione dei programmi. Ma, anche, occasioni maggiori di confronti diretti, come ormai da anni si vanno facendo con il coinvolgimento di Gruppi Giovanili che operano all’interno della Casa dello Studente.
Ma soprattutto tutto il nostro piano di studi e di iniziative dovrà in qualche modo farsi carico di questo obiettivo che va facendosi sempre più evidente, almeno per le persone di buona volontà.
Abele Casetta
presidente Università della Terza Età Pordenone
Durante l’anno accademico le iscrizioni si ricevono presso l’ufficio Ute dal lunedì al venerdì con orario 15.00-15.30
La quota di iscrizione per l’intero anno è di euro 48,00 (iva inclusa). L’iscrizione dà diritto alla tessera Ute, che è nominativa, ed è obbligatoria per iscriversi ai laboratori e ad altre iniziative proposte dall’Ute durante l’anno.