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Filosofia

Filosofia della giovinezza

da mercoledì 30 settembre 2015 a giovedì 4 febbraio 2016

 

Sergio Chiarotto già docente di filosofia
e preside di Licei

[ 4 incontri › 12 ore ]


1. Giovedì 14 gennaio 2016 › 15.30
I giovani protagonisti dei dialoghi di Platone

2. Giovedì 21 gennaio 2016 › 15.30
La formazione giovanile nelle "Confessioni"
di Sant'Agostino e Rousseau

3. Giovedì 28 gennaio 2016 › 15.30
Il mito romantico della giovinezza

4. Giovedì 4 febbraio 2016 › 15.30
Le categorie immutabili della vita giovanile: amore, inquietudine, speranza, spaesamento, contestazione, precarietà...

La tradizione iconografica tende ad identificare il filosofo con la vecchiaia. Già Epicuro, tuttavia, invita anche i giovani, oltre a vecchi, a filosofare.
Socrate e Platone si rivolgevano soprattutto ai giovani che li ascoltavano, li seguivano, con loro dialogavano. Le questioni della giustizia, della bellezza, dell'amore appassionavano non solo i maestri, ma forse soprattutto i giovani allievi.
Agostino e Rousseau, nel raccontare le vicende della loro formazione umana e filosofica, dedicano ampie e profonde riflessioni proprio alla loro preparazione giovanile che considerano momento essenziale per la nascita e lo sviluppo dell'interesse filosofico.
Il Romanticismo celebrò il mito della giovinezza come età di sentimento, dell'amore, degli ideali nelle poesie, nei romanzi, nella musica, nella vita sociale e politica. E proprio l'integrazione e la valorizzazione di queste espressioni artistiche e vitali costituiscono componenti e fondamenti essenziali del pensiero filosofico dell'epoca.
Le categorie immutabili ed anche del tutto attuali e contemporanee che connotano la vita giovanile costituiscono i riferimenti, quasi i fondamenti, di larga parte della produzione culturale artistica e filosofica del mondo in cui oggi viviamo.

"Senso" e "Valore": filosofie della crisi
tra Ottocento e Novecento

Daniele Bertacco docente di storia e filosofia

[ 3 incontri › 9 ore ]

1. Mercoledì 30 settembre 2015 › 15.30
Nietzsche

2. Mercoledì 7 ottobre 2015 › 15.30
Wittgenstein

3. Lunedì 19 ottobre 2015 › 15.30
Weber e Husserl

È giusto dire che la filosofia è riflessione sul "senso della vita", su ciò che dà valore alla nostra esistenza? Per quanto diffusa, non è detto che tale opinione sia anche vera; o perlomeno, essa non è certo l'unica possibile. In effetti, se si guarda allo sviluppo storico della disciplina, questo modo di intenderla sembra essersi imposto solo a partire da un periodo ben determinato, ovvero da quando, a cavallo tra Ottocento e Novecento, anche i miti della scienza trionfante e del progresso si erano ormai incrinati. Persa la fiducia in quella che per molti versi era stata l'ultima "religione" del mondo occidentale, la cultura e la filosofia conobbero allora un profondo travaglio, una sorta di "crisi di identità" che rimetteva tutto in discussione: ecco qual è lo scenario nel quale diventa urgente la domanda sul "senso" e sui "valori".
A ciò si aggiunga che, nel frattempo, l'Europa e il mondo stavano sprofondando nell'immane tragedia della Grande Guerra: la manifestazione più terribile della crisi, e insieme anche il motivo di un suo ulteriore inasprirsi. Spartiacque per la storia, il primo conflitto mondiale può diventarlo così anche per la filosofia: nei tre incontri, prendendo la Grande Guerra come punto di riferimento, verranno proposti un autore che con toni apocalittici sembra averla preannunciata (Nietzsche), un pensatore che, trovandosi in trincea, sembra volerne fare un banco di prova per le sue meditazioni su logica e vita (Wittgenstein), e due accademici che, al termine degli scontri, appaiono impegnati nel difficile compito di una ricostruzione intellettuale e morale (Weber e Husserl).

 


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