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Il buon uso della lentezza

«Vivere con calma non è trascurare o tralasciare.
E’, semmai, riflettere e contemplare, e stupirsi.
Per le infinite tonalità del bello e le sfumature del tempo.
Per i colori dell’arcobaleno, che le cose nascondono
a chi va di fretta e guarda solo in superficie»
V.G.

Valorizzare il quotidiano

Occorre cambiare stili di vita se ci si vuole sottrarre a certe sindromi pericolose che stanno intaccando il nostro vivere personale e sociale. Le definiscono col termine inglese «burnout», che richiama stati d’animo di avvilimento, di arresa interiore. Letteralmente: sentirsi scoppiare, non poterne più. Ma si può, anzi si deve credere che cambiare vita è scelta realistica; che vivere più semplicemente, con esperienza di maggiore serenità e felicità, è obiettivo raggiungibile.
Dare importanza alle «piccole felicità». Per questo sono utili tanti orientamenti di cui oggi molto si parla. Innanzitutto quello di dare importanza alle piccole cose, alle piccole felicità, che di solito non si badano, perché sotto sotto si vive nell’attesa irrealistica di un impossibile paradiso in terra. Invece per realizzarsi il più possibile non bisogna lasciare interstizi nella nostra vita. Per questo il quotidiano e le piccole cose di ogni giorno, ben vissuti in pienezza, potrebbero davvero fornire un concreto orizzonte di una felicità sostenibile.
Del resto, tutti i discorsi intorno al modo di vivere, siano essi a dimensione solo antropologica o anche religiosa, che non partono con il presentare come obiettivo l’orizzonte della felicità, non sono assolutamente credibili e anzi risultano storicamente superficiali. Perché proprio nella storia del pensiero di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo, il punto di riferimento fondamentale è sempre stato quello di mirare ad essere più contenti, più pieni, più felici. E non si capisce perché oggi non ci si dovrebbe curare primieramente di questo obiettivo.
Gesù, alla base dello statuto della vita cristiana, ha collocato le beatitudini; si legga il discorso della montagna nel vangelo di Matteo. E, a dire la verità, nonostante il lungo esercizio di ricerca e docenza di teologia morale, oltre che la diuturna e faticosa/gioiosa esperienza di vita cristiana, non siamo ancora riusciti a capire come sia potuto avvenire lo stravolgimento della morale cattolica per cui, dalla prospettiva di beatitudine delle sue radici, si è passati alla insistenza esagerata sul negativo. Questa, grado a grado, lungo i secoli, è andata prendendo il sopravvento; e tuttora così arrischia di essere, nonostante oltre quarant’anni di Concilio Vaticano II.
 


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