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Nuovi europei Romania e Turchia tra passato e attualità

Incontri dibattito

da mercoledì 17 a mercoledì 31 gennaio 2007
Auditorium Centro Culturale Casa A. Zanussi Pordenone
Mercoledì 17 gennaio 2007 ore 18.30
ROMANIA IN EUROPA
E ROMENI TRA NOI

Francesco Leoncini, docente di Storia dell’Europa Centrale all’Università Ca’ Foscari di Venezia
La Romania nell’Europa centrale tra passato e presente
Octavian Schintee, parroco della chiesa ortodossa di Pordenone
Romeni e Romene nelle fabbriche, nei cantieri
e nelle case di una provincia a Nordest

Francesco Leoncini è docente di Storia dei Paesi Slavi e Storia dell’Europa Centrale all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Studioso delle questioni delle minoranze nel contesto dei rapporti internazionali, si è dedicato successivamente ai movimenti di opposizione nel blocco sovietico e alla rivalutazione della figura e del pensiero di Tomásˇ Garrigue Masaryk, quale precorritore dell’integrazione europea. Ha tradotto la sua opera programmatica La Nuova Europa. Il punto di vista slavo (Edizioni Studio Tesi, ora Mediterranee). È membro onorario della Masarykova Spolecˇ nost [Società Masaryk] di Praga. Ha pubblicato tra l’altro Che cosa fu la “Primavera di Praga”? e L’opposizione all’Est 1956-1981, presso l’editore Lacaita di Manduria, e curato con Carla Tonini Primavera di Praga e dintorni. Alle origini dell’89 per le Edizioni Cultura della Pace di San Domenico di Fiesole. Il suo ultimo volume, che raccoglie contributi di più di un trentennio di attività scientifica, s’intitola L’Europa centrale. Conflittualità e progetto. Passato e presente tra Praga, Budapest e Varsavia, Libreria Editrice Cafoscarina, Venezia. Presso la medesima è stato ristampato il saggio La questione dei Sudeti 1918-1938, finalista al Premio Acqui Storia 1976 e tradotto in tedesco. È stato visiting professor in Romania all’Università “Valahia” di Târgoviste ed è titolare a Ca’
Foscari degli scambi “Erasmus/Socrates” con la predetta Università. Ha instaurato da tempo una fruttuosa collaborazione con l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.

Mercoledì 24 gennaio 2007, ore 18.30
TURCHIA CONTINUO PONTE
DAGLI OTTOMANI
ALL’INGRESSO IN EUROPA

Giorgio Vercellin, docente di Storia e Istituzioni del Vicino e Medio Oriente all’Università di Venezia e di Istituzioni del Mondo Musulmano presso la Venice International University.

Giorgio Vercellin è professore ordinario di Storia e Istituzioni del Vicino e Medio Oriente all’Università di Venezia e di Istituzioni del Mondo Musulmano presso la Venice International University. È stato professore ordinario di Lingua e Letteratura Afghana e Presidente del Corso di laurea in Lingue e Letterature Orientali. Tra le sue pubblicazioni: Iran e Afghanistan, Roma, Editori Riuniti, 1986; Istituzioni del mondo musulmano, Torino, Einaudi, 1996; Solimano il Magnifico, Firenze, Giunti, 1997; Il Grande Satana. L’Islam di fronte al problema del male in M. Raveri (a cura di), Del bene e del male. Tradizioni religiose a confronto, Venezia, Marsilio, 1997; Jihad. L’islam e la guerra, Firenze, Giunti, 1998; Gengiz Khan, Firenze, Giunti, 1998; Tra veli e turbanti. Uomini e donne nei mondi dell’Islam, Venezia, Marsilio, 2000; Maometto e il Corano, Firenze, Giunti, 2000.

Mercoledì 31 gennaio 2007, ore 18.30
LA TURCHIA DI ORHAN PAMUK

Giampiero Bellingeri, docente di Lingua e Letteratura Turca
all’Università di Venezia

Giampiero Bellingeri, è docente di Lingue e Letteratura Turca all’Università di Venezia. La sua vasta produzione va dalla traduzione e annotazione dei testi di autori moderni e contemporanei a problemi di storia culturale. Tra gli scrittori turchi del periodo repubblicano ha tradotto e fatto conoscere in Italia autori celebri come Orhan Pamuk (Roccalba,
Frassinelli, 1992), Y. Karasmanoglu (Nur Baba, Adelphi, 1995), N. Hikmet (Il nuvolo innamorato, Mondadori, 2000). Si occupa attualmente dei riflessi della cultura turco-ottomana nei documenti veneziani (XVIII secolo), dei rapporti fra La Serenissima e l’Asia Centrale, dopo Marco Polo, della Letteratura turca d’epoca repubblicana e di Studi centrasiatici relativi alle istituzioni culturali.

Il processo di allargamento dell’Unione Europea è tutt’altro che semplice e veloce, specialmente in questi tempi in cui l’economia rallenta. Un processo ento per le istituzioni e anche per “noi vecchi cittadini europei”, con gli umori piuttosto varabili tra aperture e paure. Chiediamo molto ai nuovi Paesi entranti: accelerazioni di sviluppo economico, rispetto delle regole, dimostrazioni di provata democrazia, a volte senza ben guardare in casa nostra… ma quanto in realtà sappiamo di loro?
Per continuare a dare un suo contributo nella linea degli approfondimenti storico culturali l’Irse dedica questo primo mese del 2007 a due Paesi: la Romania e la Turchia; l’uno già entrato – almeno sulla carta dal 1° gennaio – e l’altro con un cammino un po’ più lungo e controverso.
Ad aiutarci in un percorso di conoscenza abbiamo invitato tre studiosi che da molti anni si occupano di quelle realtà, e che quindi potranno meglio far cogliere radici culturali, sviluppo storico-sociale e sfide del cambiamento.
Per la Romania abbiamo voluto affiancare allo storico anche un testimone della comunità romena tra noi, la più numerosa tra gli immigrati nel nostro Nordest e in Italia: un ulteriore invito a cercare dietro alla storia, ai monumenti, agli eventi e ai paesaggi, le persone e le loro storie.
Così come all’analisi della storia della Turchia si affiancherà la Turchia vista attraverso gli occhi dello scrittore Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006, simbolo forte di un gettare ponti tra diverse culture, di cui ci piace riprendere questa recente dichiarazione: “...ho trascorso la mia vita ad Istanbul, sulla riva europea, nelle case che si affacciavano sull'altra riva, l'Asia. Stare vicino all'acqua, guardando la riva di fronte, l'altro continente, mi ricordava sempre il mio posto nel mondo, ed era un bene. E poi, un giorno, è stato costruito un ponte che collegava le due rive del Bosforo. Quando sono salito sul ponte e ho guardato il panorama, ho capito che era ancora meglio, ancora più bello di vedere le due rive assieme. Ho capito che il meglio era essere un ponte fra due rive. Rivolgersi alle due rive senza appartenere”.
Laura Zuzzi - Direttore Irse

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