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Ubaldo Spina

Quarto classificato - Sezione Senior

Paura di Erasmus in quel settembre 2001

Musica consigliata: Coldplay – Don’t panic.
Aeroporto Internazionale d’Abruzzo. D’Annunzio era abruzzese e, checché se ne dica, aveva paura di volare. Anch’io ho paura di volare. E non mi chiamo Gabriele, che di ali, sicuramente, sa qualcosa in più del mio santo in cielo. Tra poco mi denuderanno, siamo tutti un po’ terroristi dall’eleven del corrente September. Mi volto e i miei parenti sono ancora lì, come se desiderassero un mio ripensamento. Ma Erasmo mi aspetta, su quel volo.
Posto finestrino, informazioni di sicurezza che sicuramente non rassicurano, ma scatenano la fantasia in termini di scenari catastrofici. L’aereo singhiozza, su e giù, terra e cielo. Ha ragione Max Gazzè, quel che fa paura sono certe strade in salita, sbarrate soltanto dal cielo.
Atterriamo. London Stansted Airport, foschia e pioggerellina. Si avvicina un uomo e mi dice che nel regno dei cieli c’è posto anche per me. Gli rispondo che siamo tutti figli dello stesso Dio. Penso che anche Erasmo dovette scegliere tra le proteste di Lutero ed i richiami di Leone X che perdeva anime da pascere. Lo ringrazio per la compagnia e salgo sulla prima vettura diretta nel Sud-Ovest del Regno. Penso al piano di studi, una certa inquietudine mi assale all’idea di aver abbandonato l’università italiana nel periodo di maggior rendimento. Corro verso la regione di Chris Martin, sto cambiando musica, lo sento. Anche Erasmo fece la spola tra l’Inghilterra e l’Italia, ed il pensiero in parte mi rincuora. Forza! È solo negli attimi di transizione che sembra più facile tornare indietro!
Exeter Bus Station. Dovrei aver raggiunto la città sede dello scambio universitario. Mia madre starà pensando che sono solo ed indifeso sotto un temporale in una città sconosciuta. Mia madre non soffre di visioni, ma la realtà è proprio questa. Ho tre valige da non abbandonare ed una direzione da scegliere. Sono le 23, mezzanotte in Italia, anche se la riflessione sul fuso non mi cambia la vita in questo istante. Avanzo, in nome dell’Europa e del sogno comunitario. Erasmo mi accompagna come il diavolo accompagnava lo straniero della signorina Prym. Straniero lo sono anch’io, in un certo qual modo emigrante, con tutte le ansie che un emigrante raccoglie in borsa dal saluto patrio in poi.
Continuo a salire, una di queste strade porta al Dartmoor, la brughiera del Mastino dei Baskerville. Basta un cane a terrorizzare un’intera lettura. Ancora più ad Ovest Land’s End, la fine della Terra, prima che qualche reincarnazione erculea genovese decretasse la fine della fine.
18, Pinhoe Road. Questa casetta dovrebbe accogliermi per sei mesi. Mrs. Maddock mi abbraccia, la paura inizia a sciogliersi al calore della casa. Non è la mia, ma è pur sempre una casa. Mi volto, Erasmo saluta, chiudendo lentamente il portoncino verde brillante. Andrà a prelevare altri studenti. Questo è il mese delle partenze. E forse anche il mese delle paure. Ma, in fin dei conti, è vero: chi non ha paura, non ha coraggio. E il Vecchio Continente, ora più che mai, ha bisogno di coraggio!
(Dedicato a tutti gli universitari che, dal 1987 ad oggi, hanno avuto paura di Erasmo e sono partiti ugualmente).
 


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