Andrea Solieri

Primo Premio ex-aequo – Sezione Senior

Lungo la ripida scala protetta da spessi muri di pietra, porte di metallo, piccole e strette, nascondono alla vista ferite e macerie. Le varchiamo, incerti, seguendo l’invito delle nostre guide improvvisate: quattro ragazzi incontrati per strada, sedici anni il più grande, che girano per la città senza meta né tempo.
I volti marchiati da una vita in tensione, gli occhi indecifrabili, il sorriso imbarazzato degli sconosciuti. Tra compassione e compiacimento, mostrano i segni delle bombe e dei proiettili: stanze a cielo aperto, pareti distrutte, un cimitero di detriti.E cicatrici, nascoste sotto le maglie sgualcite, che corrono lungo la spalla e tappano la pancia, mettendo una pezza al corpo violato dal fuoco nemico.

Per la loro gioventù rubata, invece, nessun rimedio. I muri si ricostruiscono, dritti. I ragazzi no. Molti sono crollati definitivamente; altri, anche tra questi, si preparano, incoscienti, a farlo. Unico riferimento, per loro e per questi nostri poveri ciceroni, le icone della lotta armata all’occupazione israeliana.
Più che riferimento, ossessione. Sono dappertutto: nelle strade, nelle auto, nelle case. Dovunque. Anche qui, in questa stanza abbandonata.
Sulla parete scalcinata, a indelebile memoria, le facce di fratelli, cugini, amici uccisi dai soldati israeliani, giovani come loro ma addestrati all’ingiustizia.
Eccoli, i martiri della Palestina: ragazzi sbarbati senza futuro, con in tasca un coltello ed in braccio un fucile. Ma nessuna speranza. (Nablus, Territori palestinesi occupati)