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Tiziana Perin

Premio "Originalità stilistica"

Terra Mapuche in tutti i sensi
Una terra, quella cilena, che sconvolge e sorprende. Un paese-rivelazione, stimolo per i nostri sensi, un altrove che ci apre a nuovi orizzonti percettivi. Insolito lo stile narrativo che permette al lettore di assaporare e calarsi “in tutti i sensi” nel meraviglioso mondo sudamericano.

GUSTO
I frutti di mare sovradimensionati, orgoglio della costa cilena meridionale, tra cui merita menzione il leggendario choro zapato: una cozza grande come una scarpa che riempiono di formaggio e salsiccia e poi mettono a bollire chiudendola con il fil di ferro.
La sopaipilla, ciambella fatta con l’impasto del pane e aggiunta di strutto, fritta nel lardo: delizia per il palato e disgrazia per il colesterolo.
Il variegato mondo della birra cilena, risultato della nostalgia per l’Oktoberfest dei coloni tedeschi, con tanto di Círculo Microcervecero, una specie di Slowfood del luppolo.
Tanto salmone, allevato in maniera intensiva e riempito di antibiotici, sicché, con il sistema immunitario distrutto, ha sviluppato un fungo che lo fa sembrare col morbillo: un salmone a chiazze rosse, come la Pimpa.
Ma chiudiamo in bellezza con la MALTA CON HUEVO: aprite il frullatore, versatevi 1 litro di birra scura, 2 uova e 5 cucchiai di zucchero. Mixate. E adesso bevete, se avete coraggio. I più chic aggiungono una spolverata di cannella. Raccomandato per donne incinte e persone raffreddate. Così dicono, giuro.


OLFATTO
Profumo forte e dolcissimo di piante che non so identificare e che fanno sembrare il bosco una donna innamorata.
Odore di zolfo in una gola di montagna, con tanto calore e umidità da farla assomigliare ad una selva tropicale.
Odore deciso, penetrante e buonissimo, di lana chilota non trattata, primo prodotto artigianale dell’isola di Chiloé, colorata col muschio degli alberi, le bucce di cipolla e le bacche degli arbusti.
Odore acre di fumo, caldo di braci, buono di carne.
Fetore assoluto, pervasivo e ripugnante: la papa podrìa, specialità mapuche della zona del lago Budi. Nella riva del lago sotterrano un sacco di patate, che lasciano marcire per 4 mesi: una volta dissotterrate, si sono liquefatte, ma hanno mantenuto intatta la buccia. A questo punto le fanno bollire e ottengono così una gelatina che emana un fetore che mi è stato descritto come un misto tra l’odore di un morto e quello di una fogna. Nonostante tutto, la definiscono deliziosa. Sarà.

TATTO
Carta da parati ruvida in casa, così non posso neanche appendere la mappa del Cile per metterci le bandierine sui posti visitati. Peccato.
Moquette ovunque, e io con la mia asma. Pericolo.
Muschio morbido, che sugli alberi indica il sud, dove nell’emisfero meridionale non batte mai il sole. Curioso.
Nebbia così densa che la si può palpare. È giugno: ho voglia d’estate.

UDITO
Il vento che sibila attraverso i vetri rotti della sala riunioni indigena purtroppo non mi impedisce di sentire che il capo della comunità vuole chiedere l’installazione di una antenna per cellulari in mezzo al villaggio.
E così quando ascolto il suono ripetitivo del Kultrun nelle cerimonie tradizionali non posso che associarlo al lento declinare di una cultura destinata a sparire.

VISTA
E adesso immaginate il Cile che sto vivendo senza vederlo, solo attraverso le suggestioni dei miei sensi.

 

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